Il sindaco non arretra:
«Subito le bonifiche»

di Lino Febbrari
 Giovan Battista Bernardi
Giovan Battista Bernardi
 Giovan Battista Bernardi
Giovan Battista Bernardi

«Prendiamo atto della sentenza, come giusto che sia. Avevamo messo in conto anche l’ipotesi di un’assoluzione quando abbiamo deciso di costituirci parte civile. Sinceramente non ci premeva sapere la verità sul traffico internazionale di rifiuti. A noi interessa soltanto che chi ha inquinato paghi le bonifiche. Tutto qui».

È un commento pragmatico quello espresso dal sindaco di Berzo Demo Giovan Battista Bernardi all’uscita del tribunale. Ha incassato l’assoluzione dei fratelli Bettoni con imperturbabilità, forse perchè ilsuo unico obiettivo e risanare la terra dei «veleni». Quelli lasciati in eredità dalla multinazionale Ucar Carbon e poi dalla Selca fallita nel 2010 che si occupava del trattamento finalizzato al recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Bernardi e il curatore fallimentare si sono trovati alle prese con l’incubo di decine di migliaia di metri cubi di materiale arrivato dalla lontana Australia e contenente (lo dicono le analisi di Arpa) fluoruri e cianuri. Per non dire delle lastre di amianto sulle coperture dei vetusti capannoni. I pannelli sono stati rimosse e le scorie messe a tetto. Ma il problema è stato solo tamponato. Per il 27 aprile è stata convocata l’ennesima conferenza dei servizi dove verranno finalmente illustrati i risultati del piano di caratterizzazione dei rifiuti affidato dal curatore Giacomo Ducoli a un’azienda specializzata e del piano per il loro smaltimento. «Confidiamo nella collaborazione della curatela fallimentare – conclude il sindaco – perché vogliamo avere pulita quell’area il prima possibile».

Bernardi ha anche firmato un’ordinanza che impone al curatore fallimentare di realizzare una sorta di diga per trattenere l’acqua di falda inquinata da fluoruri e poterla quindi depurare prima di immetterla nell’Oglio.

La sentenza pronunciata ieri dal tribunale ha innescato anche le reazioni di tanti ex lavoratori della Selca. «Che dire? Troppo felice. Talmente tanto che non manderò nemmeno a quel paese quelli che per anni hanno sparlato senza sapere – scrive in un post sui social uno dei portavoce degli oltre cento ex dipendenti dei fratelli Bettoni - . Hanno portato alla chiusura una società con oltre 80 milioni di fatturato all'anno, messo sulla strada senza lavoro decine di persone, speso milioni di euro per indagini durate oltre 15 anni, trattato i nostri principali come manco lo sono i peggiori delinquenti. Siamo stati insultati, derisi. Spero che ora arrivino delle scuse, e aggiungo che giustizia è stata fatta solo fino a metà: chi con false accuse ha causato la chiusura dell’azienda dovrebbe ora essere chiamato a pagare di tasca propria, l’azienda dovrebbe tornare ai legittimi proprietari e quasi tutti noi saremmo disponibili a tornare a lavorarci da domani».

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