In montagna con la
testa: «Occorre
più prudenza»

di Claudia Venturelli
L’intervento del Soccorso alpino nell’incidente di Ponte di LegnoI soccorritori mentre recuperano il corpo di Giuseppe Magistri, il maestro di musica di Pisogne
L’intervento del Soccorso alpino nell’incidente di Ponte di LegnoI soccorritori mentre recuperano il corpo di Giuseppe Magistri, il maestro di musica di Pisogne
L’intervento del Soccorso alpino nell’incidente di Ponte di LegnoI soccorritori mentre recuperano il corpo di Giuseppe Magistri, il maestro di musica di Pisogne
L’intervento del Soccorso alpino nell’incidente di Ponte di LegnoI soccorritori mentre recuperano il corpo di Giuseppe Magistri, il maestro di musica di Pisogne

I due incidenti mortali avvenuti a poche ore di distanza sulle montagne della Valle Camonica riportano l'attenzione sulle regole da seguire per affrontare in sicurezza le montagne. Perchè «è normale - spiega Riccardo Bugatti, vice delegato della V delegazione bresciana del Soccorso alpino - che nel mese di agosto aumenti il numero delle persone che si avventurano in montagna». E per fortuna è così, «la montagna ha bisogno di essere vissuta, ma non dobbiamo mai dimenticarci che in quota bisogna fare attenzione a numerosi fattori». «IN MONTAGNA con i piedi e con la testa» recita il motto del Soccorso alpino che «è la base per affrontare un’escursione, il nostro è molto più che uno slogan ed è valido in tutte le stagioni». Anche se poi, è il caso degli ultimi due incidenti, può intervenire la fatalità: è stata una scarica di pietre sul sentiero a uccidere Giupeppe «Pino» Magistri sulle montagne di Ponte di Legno verso la cima Salimmo, forse un malore a spingere in un canalone il 76enne di Sarezzo morto vicino al passo Ignaga tra Cevo e Saviore. Resta il dolore per due vite spente durante quella che doveva essere una piacevole escursione. «Soprattutto nel mese di agosto, quando le temperature si fanno più alte - continua Bugatti - la montagna subisce i cambiamenti climatici e lo stesso ritiro dei ghiacciai accelera il processo di instabilità del territorio che causa frane e smottamenti». Chi va in montagna deve fare una valutazione prima di sé stesso, poi della situazione in cui si cala: «La preparazione non deve solo essere atletica, ma intendiamo uno studio a tavolino di ciò che si va a fare, bisogna informarsi, conoscere il territorio e fare affidamento agli esperti come la guide alpine, i gestori dei rifugi e gli accompagnatori del Cai». Non solo, è fondamentale consultare il meteo, «nel weekend alle porte è prevista una perturbazione intensa con neve oltre i 2.500 metri di quota, bisogna saperlo e muoversi di conseguenza». E poi attenzione all’attrezzatura e all’abbigliamento che devono essere adeguati, «nello zaino non devono mai mancare un guscio o una giacca a vento, un capo caldo e una frontale nel caso l’escursione si prolunghi fino al buio». Bene anche dire a casa cosa si intende fare e l’orario presunto di rientro, «così nel caso in cui i familiari non ci vedessero tornare possono allertare i soccorsi. Se si ha uno smartphone poi (chi non ce l’ha, di questi tempi?), è bene scaricare l’applicazione GeoResQ che permette di mandare la localizzazione in caso di richiesta di aiuto». Insomma la tecnologia viaggia veloce e i soccorsi non sono da meno, con il Soccorso alpino attivo H24 senza giorni di riposo, una presenza che in più occasioni è servita a togliere dall’impiccio turisti anche troppo «fai da te»: «Se aumentano gli incidenti in montagna è perché questo è il mese principe per questo ambiente, ma soprattutto - ammoniscono i soccorritori - perché negli ultimi anni sempre più persone vi si sono avvicinate a volte senza la preparazione e le conoscenze necessarie». Non è il caso degli ultimi due casi di cronaca, «purtroppo però può succedere che nonostante la preparazione e pur trovandosi in situazioni non particolarmente pericolose non si torni a casa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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