Influenza aviaria
Ci sono regole rigide
anche per i «piccoli»

I virus non conoscono i confini geografici, e anche se qui la concentrazione zootecnica non è paragonabile a quella della pianura anche la Valcamonica è fra le zone ad alto rischio per l’influenza aviaria ad alta patogenicità (trasmessa dal virus H5n8).

Ecco perchè Giancarlo Battaglia, direttore dell’area di Coordinamento territoriale (Direzione sanitaria veterinaria) dell’Ats Montagna ha inviato una comunicazione agli allevatori avicoli rurali. La nota contiene una serie di prescrizioni che devono essere seguite obbligatoriamente negli allevamenti all’aperto; anche in quelli familiari.

Il fenomeno si è esteso in tutto il Nord Italia, e come spiega il direttore del Distretto veterinario Lucio Turetti, «una nuova variante virale sembra oggi bene adattata e presente tra gli uccelli acquatici. Il ministero della Salute ha riesaminato i fattori di rischio per il pollame, e la nostra provincia ricade fra le zone ad alto rischio, nelle quali deve essere incrementata l’attività di controllo. La Valcamonica si trova con altre zone in una situazione tale che la Regione ha disposto una serie di accorgimenti ai quali gli allevatori devono attenersi».

QUALI sono le regole? Il pollame deve essere allevato in luoghi delimitati da recinzioni, le aree di alimentazione e abbeverata, se all’aperto, devono essere protette da una copertura; l’acqua di abbeverata non deve provenire da serbatoi di superficie e non devono essere presenti corsi d’acqua nelle vicinanze. Ancora: devono essere presenti strutture in grado di ospitare gli animali al coperto se, a seguito di situazioni epidemiologiche a rischio, questo intervento fosse richiesto dall’autorità sanitaria.

Nella comunicazione si parla anche di cani e gatti che accedono agli allevamenti: l’Ats spiega che non rappresentano un pericolo, ma che «è opportuno evitare che vengano a contatto con i volatili per evitare che possano diventare un veicolo di trasmissione». L.RAN.

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