Le minoranze rifanno i conti: «Questa centrale è un azzardo»

di Luciano Ranzanici
I manufatti della centralina idroelettrica di Cividate Un altro scorcio dell’impianto finito nel mirino delle opposizioni
I manufatti della centralina idroelettrica di Cividate Un altro scorcio dell’impianto finito nel mirino delle opposizioni
I manufatti della centralina idroelettrica di Cividate Un altro scorcio dell’impianto finito nel mirino delle opposizioni
I manufatti della centralina idroelettrica di Cividate Un altro scorcio dell’impianto finito nel mirino delle opposizioni

Luciano Ranzanici È una partenza in tono minore e accompagnata da dubbi tecnici e politici quella prevista in queste ore per la centralina idroelettrica comunale di Cividate. L’impianto ad «acqua fluente» è stato realizzato sull’Oglio, nella zona industriale del paese, ed è nel mirino della minoranza. VALUTANDO infatti l’impianto completato dall’amministrazione del sindaco Cirillo Ballardini, il gruppo d’opposizione «Cividate da vivere» fa innanzitutto una premessa spiegando di non avere nessuna contrarietà in merito all’operazione e in genere sulle centraline, poi spiega che le perplessità sono legate ai costi gravosi e ai per ora ipotetici benefici. I consiglieri Cesare Damiola e Fabio Gelfi sostengono che a fronte di un investimento di circa tre milioni e 600 mila euro (2 milioni e 400 mila per la costruzione dell’impianto e un milione e 200 mila di interessi ventennali da pagare sul mutuo contratto) è previsto un rientro in oltre 18 anni, e Damiola parla di «un margine di reddittività assai contenuto, nell’ordine dell’1/1,50% annuo, sempre che la centralina funzioni a pieno regime. Va poi registrato il fortissimo incremento del costo delle turbine e degli alternatori, passato da 630 mila a 980 mila euro e infine a un milione e 350 mila euro quando l’iniziativa è diventata pubblica (originariamente l’intervento doveva essere sostenuto da un privato, che ha poi ceduto la concessione all’ente locale per 300 mila euro, a fronte degli originari 800 mila) a parità di potenza della centrale». Il capogruppo di minoranza si occupa poi degli incentivi del Gse (Gestore servizi energetici) che premiano le fonti rinnovabili: «Esiste una situazione di incertezza, perchè vengono modificati ogni anno e per esempio per gli impianti fotovoltaici sono stati rimodulati retroattivamente. Se il criterio venisse applicato anche nel nostro caso l’operazione centralina si potrebbe rivelare negativa». Fabio Gelfi tenta una sintesi: «Agli incentivi, che se vengono ottenuti rendono conveniente la realizzazione di una centrale, si accede inoltrando la richiesta al Gse. Gli enti pubblici sono stati favoriti fino allo scorso luglio grazie a un accesso diretto garantito da un decreto ministeriale, ma una sentenza del Tar del Lazio ne ha annullato una parte, motivando che questo vantaggio creava concorrenza sleale verso i privati». Le conclusioni? «Per avere ancora l’accesso diretto agli incentivi - afferma il consigliere Gelfi - il nostro Comune ha dovuto ridurre la potenza di concessione della centralina a da 338 a 244 kw, tagliando di circa il 30% la potenza di produzione, anche se il costo complessivo dell’investimento è rimasto lo stesso». •

Suggerimenti