Lo scontrino era
«taroccato». Evasione
da 500 mila euro

di Lino Febbrari
La caserma della guardia di finanza di Edolo
La caserma della guardia di finanza di Edolo
La caserma della guardia di finanza di Edolo
La caserma della guardia di finanza di Edolo

In due anni era riuscito a nascondere al fisco vendite e ricavi per circa mezzo milione di euro. Come? Semplicemente rilasciando ai clienti più di 15 mila scontrini irregolari. Riportavano tutti la dicitura «abbuono», oppure quella di «transazione annullata»; come a voler dimostrare un cambio merce o la resa di un prodotto che non aveva del tutto convinto l’acquirente di turno. Tradotto in soldoni, questa evasione continuata si è concretizzata in un incasso in nero di più di ventimila euro al mese.

A SCOPRIRE l’allergia per tasse e imposte di un imprenditore 44enne di origine cinese che in alta Valcaminica gestisce un grande negozio di oggettistica e casalinghi sono stati i finanzieri della Tenenza di Edolo al termine di una minuziosa verifica fiscale.

L’operazione delle fiamme gialle coordinate dall’ispettore capo Massimo Caloro, che hanno competenza sul vasto territorio che va da Niardo al Tonale e all’Aprica, è partita a metà gennaio durante un controllo di ordinaria amministrazione. Uno dei molti svolti ogni giorno all’esterno di negozi, bar, ristoranti e centri commerciali della zona di competenza.

A far finire nei guai il commerciante orientale è stato un talloncino emesso per la vendita di un mazzo di fiori finti con, appunto, l’indicazione «abbuono» e un importo significativamente inferiore rispetto a quello sborsato effettivamente dal cliente. Insospettiti i militari si sono ripresentati nei giorni successivi chiedendo ai clienti in uscita gli scontrini fiscali. E così ne sono spuntati molti altri del genere, tutti riconducibili alla stessa attività commerciale.

A quel punto gli uomini dell’ispettore Caloro hanno deciso di approfondire la questione recandosi direttamente nell’ufficio in cui era conservata la contabilità dell’a- zienda. «Per poter ricostruire il volume d’affari del negozio - spiega il comandante - abbiamo dovuto estrapolare dalla memoria del registratore di cassa una montagna di dati: sono state controllate oltre ottantamila “battute” fatte dalla macchina, quindicimila delle quali risultavano totalmente scorrette. Una volta fatti i conti, per il periodo di due anni preso in esame siamo riusciti a recuperare alla tassazione una somma di circa mezzo milione di euro».

L’IMPRENDITORE cinese sarà presto chiamato dall’erario a mettere mano al portafoglio per saldare le tasse tranquillamente ignorate, ma anche per affrontare le pesanti sanzioni stabilite dalla normativa tributaria in materia di adempimenti fiscali. «Sono sanzioni amministrative - precisa l’ispettore della finanza - per l’imponibile non dichiarato e per l’Iva che è stata contabilizzata».

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