Moltiplicava le piene dell’Oglio
Addio al ponte tra le proteste

di Lino Febbrari
Forno Allione: la demolizione del ponte sull’Oglio
Forno Allione: la demolizione del ponte sull’Oglio
Forno Allione: la demolizione del ponte sull’Oglio
Forno Allione: la demolizione del ponte sull’Oglio

La «condanna a morte» per quel manufatto era stata pronunciata da diversi anni, e si attendeva solo che fosse attuata. Alla fine è stata eseguita in questi giorni da un boia motorizzato munito di un potente martello demolitore. Se n’è andato così il ponte che a Forno Allione di Berzo Demo univa le sponde dell’Oglio permettendo soprattutto ai mezzi commerciali, ma naturalmente anche ai mezzi delle maestranze, un facile accesso alla zona industriale.

La cancellazione di questa infrastruttura costruita dall’Anas nel 1989 è riconducibile ai calcoli fatti una decina di anni fa dai tecnici dell’Agenzia interregionale per il Po all’epoca della progettazione dei due ponti metallici della variante per la Valsaviore della statale del Tonale.

In quel periodo era cambiata la normativa, e dai dati risultò evidente che il viadotto restringeva di parecchio la sezione idraulica del fiume, che in caso di piene eccezionali, in particolare quelle a cadenza centenaria esaminate dagli esperti per i loro conteggi, avrebbe potuto superare gli argini mettendo a rischio i numerosi capannoni e gli altri fabbricati nati nell’ex sito Ucar Carbon. Ed ecco spiegato il verdetto inappellabile di abbattimento.

IL COMPITO di portare a termine l’operazione è ricaduto sull’imprenditore che da queste parti ha realizzato un impianto idroelettrico. Tra le opere di compensazione previste per ottenere la concessione di derivazione delle acque c’era appunto quella di smantellare il ponte.

Il problema è che l’intervento è stato maldigerito un po’ da tutti. A partire dai titolari delle aziende che si sono insediate sulla sponda orografica destra dell’Oglio, dai semplici cittadini, per finire con quanti sull’altra riva gestiscono attività commerciali. Va anche ricordato che al momento del varo del manufatto sparito in queste ore, un altro in tralicci di cemento costruito nel 1958 dalla multinazionale della grafite, che aveva brillantemente superato indenne l’immane alluvione del 1960, era stato miseramente abbattuto.

ABBIAMO chiesto al sindaco di Berzo Demo se questa demolizione si poteva in qualche modo evitare: «Le abbiamo tentate tutte per far sì che l’opera rimanesse al suo posto - allarga le braccia sconsolato Giovanbattista Bernardi -. Ma al tempo in cui fu rilasciata la concessione, la Regione Lombardia impose la demolizione come opera ineludibile e purtroppo siamo stati costretti a portarla a compimento».

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