Montecampione Hotels, tutto da rifare

di Domenico Benzoni
L’albergo a quota 1200 che faceva parte del pacchetto finito all’asta
L’albergo a quota 1200 che faceva parte del pacchetto finito all’asta
L’albergo a quota 1200 che faceva parte del pacchetto finito all’asta
L’albergo a quota 1200 che faceva parte del pacchetto finito all’asta

Le tante aspettative legate alla riapertura degli hotel di Montecampione tornano a sgretolarsi e svanisce un’altra volta la speranza suscitata dall’asta del 10 novembre. In quella data il curatore fallimentare di Montecampione Hotels si ritrovò sul suo tavolo un’offerta sia per la struttura di 1200, valutata 632.000 euro, sia per quella di 1800, aggiudicabile a 702.000. Da un lato centoquaranta stanze, cucine, sala da pranzo, piano bar, piscina e annessi vari; dall’altro sette scale con 142 appartamenti (mono e bilocali), bar, cucina, zona relax, anfiteatro.

Due grandi strutture, da anni in disuso e malridotte, ma ritenute indispensabili per il richiamo turistico e la rinascita di Montecampione. Avrebbero consentito nel prossimo futuro di ridare alla stazione quei posti letto di cui ha bisogno. Ovviamente dietro non pochi investimenti per la ristrutturazione.

Che qualcosa non andasse nel verso auspicato lo si era intuito già a distanza di una decina di giorni dall’aggiudicazione provvisoria a un imprenditore si dice di origine emiliana. Sulla base del bando di gara, tanto è il tempo che doveva trascorre per poter consentire all’aggiudicatario di depositare l’intera cifra e al curatore di formalizzare la vendita. Ma la formalizzazione tanto attesa non è arrivata. Evidentemente il giudice fallimentare, a verifiche effettuate, deve aver ritenuto che l’operazione non si poteva concludere. E non è la prima volta che succede. Anche nell’asta del febbraio scorso c’era stata una manifestazione di interesse, poi naufragata. Ora in molti si chiedono a chi e perché quegli immobili della fallita Montecampione Hotels facciano gola in un primo momento, ma poi il buon fine si faccia attendere. Nel corso del Consiglio comunale di martedì la delusione per l’esito negativo ha trovato voce anche nell’amministrazione di Artogne, sul cui territorio gravano gli immobili; si sperava che la ristrutturazione potesse consentire di incassare qualche onere di ristrutturazione, ma si dovrà attendere il prossimo esperimento di vendita. Così come dovrà attendere la Montecampione Ski Area, che aveva puntato pure nell’assegnazione degli alberghi per dare concretezza al suo programma di rilancio della stazione invernale. E chissà che alla prossima asta non sia la Misa di Iorio e Ghidini a tentare di dire la sua.

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