Occupazione e salute:
l’agenda è impegnativa

di Luciano Ranzanici

Il futuro incerto dello stabilimento «N.K.» di Nadro di Ceto, la costituzione di una Banca unica che provocherà una razionalizzazione occupazionale anche per la Banca di Valle Camonica e la situazione in chiaroscuro del sistema sanitario territoriale dopo la riforma sanitaria. Tre temi di grande peso affrontati dal Tavolo delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali convocato dal presidente della Comunità montana, Oliviero Valzelli.

IN PRIMO piano la situazione dell’azienda tessile chiusa dallo scorso gennaio, con circa 70 lavoratori interessati dalla cassa integrazione fino a fine anno ma alle prese con una totale incertezza per il dopo mentre continua la ricerca di nuovi imprenditori interessati allo stabilimento «per permettere di salvaguardare posti di lavoro - spiega Valzelli - con positive ricadute per l’intera valle».

Il presidente dell’ente comprensoriale riconferma «l’impegno delle istituzioni affinchè si attui un riutilizzo del sito a fini occupazionali, attraverso la ricollocazione degli operai che hanno perso il posto di lavoro e che dovranno seguire corsi di formazione specifici in base alle esigenze dell’azienda che potrebbe eventualmente insediarsi. Il tutto evitando speculazioni e con la consapevolezza che le nuova direttiva alluvioni dell’Unione europea recepita dalla Regione ha imposto nuovi vincoli paesaggistici all’area per il pericolo di esondazioni».

Il futuro della Banca di Valle Camonica? I rappresentanti dei sindacati presenti al Tavolo hanno evidenziato una grande preoccupazione: la previsione di una riorganizzazione territoriale a tempi brevi nel settore comporterà la mobilità di un buon numero di dipendenti, e i sindacati (e non solo) si augurano che «l’erogazione dei servizi ai cittadini sia mantenuta a livelli efficienti, conservando alcune funzioni che permettano di salvaguardare i posti di lavoro in valle evitando il rischio di mobilità verso la città».

Infine il tema della sanità camuna. Il presidente Valzelli ha rilevato l’esistenza di alcune criticità, e ha ribadito «la «specificità» del territorio camuno, che necessita di maggiore autonomia attraverso «particolari modelli gestionali e aziendali, ma con la garanzia degli attuali livelli occupazionali». Per questo motivo nei prossimi giorni la Comunità montana continuerà, come avviene da mesi ormai, a coordinare il confronto nei tavoli tecnici del settore e la necessaria discussione politica. L’obiettivo è arrivare a «una proposta unitaria credibile, condivisa da tutti gli interlocutori, da presentare in audizione alla commissione terza della Regione».

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