«Ora non farà più del male
ma i miei figli sono morti»

di Luciano Ranzanici

Due giorni fa Davide Patti, ucciso dal padre con il fratellino Andrea il 16 Luglio 2013 avrebbe compiuto 13 anni, ieri mattina dopo quattro anni la Cassazione ha confermato l’ergastolo per il padre Pasquale Iacovone. Erica Patti era a Roma con la mamma Cati ed il compagno Francesco; a caldo e con evidente sforzo, superando la fortissima tensione del momento, ha così commentato l’epilogo del percorso giudiziario che ha confermato la pena dell’ergastolo.

«Oggi finalmente il tribunale di Roma, tramite il grado di Cassazione - dice Erica Patti - ha rigettato la richiesta della difesa di annullare il processo, confermando quindi la sentenza d’ergastolo e ponendo fine alle possibilità di un criminale di poter tornare in libertà senza aver scontato la pena che merita e di tornare a fare del male» «La giustizia finalmente nel corso di questo iter processuale ha dimostrato di poter funzionare - continua la madre dei due bambini - molte figure professionali che ho incontrato all’interno di quelle aule mi hanno ridato un po’ di fiducia, hanno rispecchiato la verità dei fatti, troppe volte travisati ed atti a mettere invece me ed i miei famigliari in cattiva luce, al fine esclusivo di proteggere un assassino».

Erica si è detta molto soddisfatta per la conferma della sentenza; certo non trova comunque, come sperava, grande motivo di sollievo, manifesta ancora una volta il vuoto lasciato in lei dalla morte dei suoi due bambini e tutta l’ansia ed il dolore di non poterli più riavere. Se la giustizia terrena ha fatto il suo corso, per Erica Patti la morte dei figli e anche una sorte di morte dell’anima, una ferita impossibile da chiudere. La mamma di Ono San Pietro esprime riconoscenza e gratitudine ai suoi avvocati Pier Luigi Milani e Giovanni Orlandi, che l’hanno «giustamente rappresentata in aula» e si dice contenta di essersi affidata a loro «perché hanno dimostrato che in quelle aule era importante sì il loro lavoro, ma è stato determinante il cuore che hanno messo nel loro ruolo».

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