Più sicuro e più pulito: il bosco può rinascere

di Lino Febbrari
Uno degli interventi di pulitura completati nei dintorni di Edolo
Uno degli interventi di pulitura completati nei dintorni di Edolo
Uno degli interventi di pulitura completati nei dintorni di Edolo
Uno degli interventi di pulitura completati nei dintorni di Edolo

Tagliare centinaia di alberi per mettere in sicurezza il territorio. Affondare le catene delle motoseghe nei tronchi di maestosi abeti per migliorare l’ambiente può sembrare un paradosso, ma il risultato dell’operazione del Consorzio Forestale Alta Vallecamonica, in diversi punti della strada che da Edolo sale fino all’altipiano di Mola, dimostra invece che l’avanzata della vegetazione può essere contenuta e le aree messe in sicurezza senza stravolgere l’ecosistema. «NEGLI ULTIMI ANNI è sempre più impellente l’esigenza e di mettere al sicuro le infrastrutture, strade, case, cascine, dalle piante che le minacciano - spiega Gian Battista Sangalli, direttore del Servizio Foreste e Bonifica della Comunità Montana, ente che ha avvallato e seguito il lavoro dei boscaioli - Nel caso in oggetto è stato effettuato un intervento condiviso e autorizzato dai nostri uffici, dove si è messa al sicuro la strada asportando l’abete rosso, che è la pianta più pericolosa perché ha radici superficiali, lasciando il larice che è una specie molto più resistente. Dal punto di vista paesaggistico e da quello della sicurezza, l’esito mi pare davvero ottimale». In alta valle (e non solo) ci sono molte altre aree che necessiterebbero di un intervento come quello portato a termine a Edolo. «IL PROBLEMA di fondo di queste azioni di ripulitura boschiva - chiarisce Sangalli - è che sono economicamente sostenibili fin che ci sono le strade vicine. Diventano più difficile quando bisogna lavorare in zone impervie, prive di collegamenti in grado di garantire il passaggio dei mezzi. Il taglio di Mola è il classico esempio che quando ci sono le condizioni ideali, l’intervento può essere remunerativo per chi lo compie: tutta la ramaglia recuperata è stata cippata e portata alla centrale del teleriscaldamento di Pontedilegno-Temù e, quindi, il Consorzio ne ha ricavato un utile. Non sempre però la logistica consente di contenere i costi. Per cui operazioni del genere finora sono state portate a termine esclusivamente nelle zone di maggiormente accessibilità». •

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