Terrore domestico
«Se rifiuti l’Islam
ti brucerò viva»

La sera della vigilia dell’Immacolata, il  tempestivo intervento dei carabinieri di Darfo e Breno ha evitato una tragedia familiare
La sera della vigilia dell’Immacolata, il tempestivo intervento dei carabinieri di Darfo e Breno ha evitato una tragedia familiare
La sera della vigilia dell’Immacolata, il  tempestivo intervento dei carabinieri di Darfo e Breno ha evitato una tragedia familiare
La sera della vigilia dell’Immacolata, il tempestivo intervento dei carabinieri di Darfo e Breno ha evitato una tragedia familiare

Lui operaio marocchino di 32 anni, residenza camuna di lunghissimo corso ma profondamente legato ai precetti islamici. Lei disoccupata russa di 28 anni decisa a vivere come ogni altra ragazza moderna e ad educare senza imposizioni di carattere religioso la figlioletta. Due «cosmi» apparentemente distanti anni luce che un legame sentimentale ha fatto prima avvicinare e poi entrare in rotta di collisione. Lui pretendeva ad ogni costo che la convivente conducesse un’esistenza ispirata ai crismi islamici: doveva uscire di casa sempre accompagnata, indossare un abbigliamento sobrio e mantenere un ruolo sottomesso e subalterno nel rapporto di coppia. Una situazione cominciata a scivolare su un piano inclinato due anni fa, dopo la nascita della bambina. L’asfissiante moral suasion è deragliata nella violenza psicologica e, in un’escalation di sopraffazione domestica e aggressioni, si è arrivati al violento litigio scoppiato nell’abitazione di Darfo la sera della vigilia dell’Immacolata.

LA 28ENNE è tornata a manifestare il desiderio di cercare un lavoro, scatenando l’ira del compagno che, colto da un raptus, ha afferrato per i capelli la vittima cominciando a picchiarla, incurante che la figlia seduta nel seggiolone assistesse all’aggressione in preda a un pianto disperato. Poi l’operaio ha cosparso il capo della convivente di alcool, minacciandole di darle fuoco perchè non rispettava le regole islamiche. Con la forza della disperazione, la 28enne è riuscita a sottrarsi alla presa del compagno e si è barricata nel bagno. Qui con il cellulare ha richiesto l’intervento dei carabinieri, che nel giro di pochi minuti hanno fatto irruzione nell’alloggio arrestando il marocchino. La convivente è stata medicata al pronto soccorso di Esine e successivamente dimessa con una prognosi di 10 giorni per un trauma cranico. Poi, con la delicatezza del caso, sotto l’egida del pm Claudia Moregola, i carabinieri della compagnia di Breno guidati dal maggiore Salvatore Malvaso, sfoggiando umanità e tatto hanno trovato le parole giuste per entrare in sintonia con la vittima infrangendo la cappa di shock, pudore e paura. La 28enne ha ammesso che i maltrattamenti erano iniziati nel 2013: all’origine delle violenze sempre il rifiuto della giovane madre di famiglia di abbracciare il credo islamico non tanto sul fronte dei riti religiosi, quanto su quello delle regole morali. L’altro ieri il convivente è comparso davanti al giudice che ha convalidato la misura cautelare, disponendo però i domiciliari in provincia di Milano nell’abitazione di alcuni parenti del 32enne. Il giudice per garantire la vittima ha disposto anche la misura accessoria di divieto assoluto di rientro nella provincia di Brescia, in attesa del processo. L’episodio arriva a pochi giorni dal caso di Breno che ha schiuso le porte del carcere a un marocchino 25enne. L’arresto è scattato dopo l’ennesimo pestaggio della ex compagna davanti allo sguardo terrorizzato del figlioletto. N.S.

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