Traffico di rifiuti,
assolti i titolari
dell’ex Selca

di Mario Pari
Il primo sequestro di scorie nello stabilimento camuno risale al 2014 FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIA Un’emblematica veduta della ex Selca di Berzo Demo: per il giudice gli ex   titolari dell’azienda non sono colpevoli di traffico illecito di rifiuti
Il primo sequestro di scorie nello stabilimento camuno risale al 2014 FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIA Un’emblematica veduta della ex Selca di Berzo Demo: per il giudice gli ex titolari dell’azienda non sono colpevoli di traffico illecito di rifiuti
La fabbrica dei veleni (Fotolive)

Era il 2004 quando alla Selca di Berzo Demo si procedeva al primo sequestro. Ieri si è arrivati alla sentenza di primo grado nei confronti dei fratelli Flavio e Ivano Bettoni, ex titolari dell’azienda, accusati di traffico illecito di rifiuti: assolti perchè il fatto non sussiste.

IL PROCESSO si è protratto per sedici udienze. Secondo il pm Mauro Leo Tenaglia, che nell’ultima fase del processo ha rappresentato l’accusa, alla Selca «arrivavano celle elettrolitiche esauste trattate chimicamente e quindi non c’era abbattimento degli inquinanti». Si trattava, di conseguenza, di un traffico illecito di rifiuti, per cui aveva chiesto quattro anni di carcere per gli imputati. A sostegno delle tesi accusatorie anche la lunga arringa dell’avvocato Francesco Menini, legale di parte civile per il Comune di Berzo Demo e per la Comunità montana. Ma il tribunale presieduto dal giudice Maria Chiara Minazzato ha accolto le tesi difensive e il perchè si potrà sapere entro 90 giorni, termine indicato per le motivazioni. «Professionalmente non possiamo che essere soddsifatti - commenta l’avvocato Alessandro Stefana, legale di Ivano Bettoni -. Il processo è stato lungo e pesantissimo. Ma il mio pensiero va ai 100 dipendenti che dall’oggi al domani si sono trovati senza lavoro e senza stipendi». In merito al verdetto, Stefana spiega che «è una sentenza quasi obbligata con tutto quanto emerso». Ma «emerge chiaramente anche la nostra politica da "desaparecido" - aggiunge -. Come sempre i nostri politici si sono distinti perchè invece di capire cos’era successo hanno iniziato a cavalcare l’onda alla ricerca del consenso della popolazione che non conoscendo fa un giudizio estremamente parziale. Cosa abbiamo ottenuto con la chiusura di Selca? D'avere una quantità di rifiuti che non si sa come smaltire e di aver depauperato l’ambiente. Avevamo materiale che era eccezionale come carburante per le acciaierie e avremmo sicuramente tutelato l’ambiente».

Il momento chiave del processo sono stati i «testimoni, i consulenti della difesa». «La mia - spiega l’avvocato Gianluigi Bezzi, legale di Flavio Bettoni - è una soddisfazione amara perché sono camuno e ho vissuto sempre con un certo dispiacere la vicenda, perché i Bettoni avevano investito tantissimo su un azienda, in valle, in una zona industriale depressa. Viceversa la procura ha visto questo come sospetto. Però, credo che in questo momento i signori Bettoni possano rivendicare d’aver sempre lavorato nell’assoluto rispetto delle leggi. Oggi credo che per i signori Bettoni sia venuto il momento in cui possano veramente alzare la testa e dire “volevamo dare una mano alla Valle Camonica“ di cui siamo figli comunque innamorati».

PER L’AVVOCATO Menini: «È certamente un dispiacere, immaginavamo un esito diverso. Restiamo in attesa delle motivazioni che conteranno più del dispositivo perché capiremo per quali ragioni il giudice ha ritenuto di dover assolvere». Il reato andrà in prescrizione il prossimo mese di agosto. Rimane indagato il curatore fallimentare Giacomo Ducoli. Tra i rimpianti della parte civile: «Primo fra tutti l’inutilizzabilità delle verifiche che so state fatte sui materiali in entrata e in uscita dalla Selca».

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