Un nuovo custode
con le ali veglia
sulla «Madonnina»

La civetta della Madonnina
La civetta della Madonnina
La civetta della Madonnina
La civetta della Madonnina

A volte si affaccia al mattino per godersi il primo Sole; altre al pomeriggio o verso il tramonto. Gira e rigira la tesa in perlustrazione, ma non appena scorge in basso traccia umana che si muove si ritira frettolosa, per poi ricomparire dopo qualche minuto su un’altra feritoia. È la civetta che ha trovato casa sulla sommità del campanile della chiesa della Madonnina di Artogne.

Le ultime tre prese di luce della parte alta, appena sotto la torre campanaria, sono i balconi suoi e del suo compagno. Quasi mai appaiono entrambi: troppo alto il rischio di essere individuati. Finora non l’hanno disturbata le campane, che in estate suonano una volta la settimana per annunciare la messa vespertina e a maggio ogni sera per il rosario mariano; e nemmeno quei due fari, puntati da poco sul campanile, che dovrebbero valorizzare l’architettura dell’edifico. Lei ha resistito e non si è mai allontanata da quel luogo che ha scelto come casa.

Il ritorno della civetta ad Artogne ha suscitato antiche memorie. Gli anziani ricordano quando questi strigiformi nidificavano nella discarica pietrosa a ridosso del canale idroelettrico in via Valeriana. Poi sono arrivate le case e i rapaci se ne sono andati. Per tornare a farsi vedere dopo qualche decennio. L’inquilina della contrada Cimavilla si scorge di giorno e si sente di notte, portando un po’ di natura selvaggia direttamente in paese. D.BEN.

Suggerimenti