Chiazze di gasolio nel torrente: individuata l’azienda colpevole

di Massimo Pasinetti
Il punto in cui è avvenuto lo sversamento dei cento litri di gasolioGli agenti impegnati nei prelievi
Il punto in cui è avvenuto lo sversamento dei cento litri di gasolioGli agenti impegnati nei prelievi
Il punto in cui è avvenuto lo sversamento dei cento litri di gasolioGli agenti impegnati nei prelievi
Il punto in cui è avvenuto lo sversamento dei cento litri di gasolioGli agenti impegnati nei prelievi

La scoperta dello sversamento risale ai giorni scorsi, dopo le segnalazioni di alcuni cittadini arrivate alla Polizia locale della Valsabbia. Cittadini allarmati per la presenza di una sostanza oleosa - rivelatasi poi gasolio - nel torrente che scende dal Salto e che lambisce la vasta zona industriale di Bione. Un centinaio di litri in tutto di carburante notati anche per il pungente odore che ha accompagnato lo sversamento della sostanza inquinante. «SIAMO SUBITO intervenuti ed è immediatamente partita un’indagine - spiega il comandante della Polizia locale della Valsabbia Fabio Vallini - Per prima cosa sono stati fatti dei prelievi della sostanza. Il tutto con la collaborazione dei tecnici dell’Arpa per i campionamenti, di quelli di A2A per la verifica della rete fognaria e dell’ufficio tecnico del Comune di Bione». Prelievi e indagini che nel giro di poche ore hanno permesso di risalire, all’interno del comparto industriale, a un’azienda che opera in zona. «All’interno delle tubature di scolo delle acque piovane sono state trovate traccie della medesima sostanza finita nel corso d’acqua, e anche nel piazzale dell’azienda abbiamo subito avvertito un forte odore di nafta». Caso risolto, insomma, e l’azienda ha subito spiegato cosa era successo. Un indicente, pare. «Avevano acquistato da poco un vecchio macchinario e avevano iniziato a utilizzarlo, ma qualcosa poi è andato storto, un guasto, un’avaria, e la nafta, un centinaio di litri in tutto, si è riversata ovunque: all’interno dell’azienda e quindi nel piazzale, finendo poi, attraverso un tombino, nelle tubature che hanno il compito di convogliare le acque piovane». Un incidente, dunque, non uno sversamento di tipo doloso, stando all’azienda. «Sta di fatto che si è configurato il reato di sversamento di sostanza inquinante», puntualizza Vallini. Inevitabile la doppia prescrizione: «Il ripristino della situazione antecedente allo sversamento, e la posa di barriere mobili e galleggianti che facciano da argine e impediscano l’ulteriore diffondersi della sostanza inquinante eventualmente ancora presente. L’autorità potrà poi sancire, se non sarà rilevato danno ambientale e se l’azienda cesserà subito l’attività inquinante, di cancellare il reato derubricando il tutto a semplice, ma salata, multa da pagare». Starà all’azienda ora dimostrare correttezza e buona volontà. Altrimenti saranno guai seri. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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