Coi fucili nella Riserva
Verbali e sequestri
al «Prato della Noce»

I due fucili sequestrati
I due fucili sequestrati
I due fucili sequestrati
I due fucili sequestrati

La legge quadro sulle aree protette (la 384 del 1991) dice una cosa forse poco conosciuta o più probabilmente deliberatamente ignorata da qualcuno: nelle riserve naturali non si entra con alcun genere di arma da caccia o di strumenti di cattura; anche se il fucile è custodito nel fodero. Inoltre, nel caso di cui stiamo per parlare (e in molti altri) anche il transito con mezzi motorizzati è vietato o sottoposto a regole severe.

Ecco perchè nei giorni scorsi i forestali della stazione di Vobarno hanno denunciato un cacciatore vobarnese e un collega di Prevalle procedendo anche al sequestro delle rispettive armi. È avvenuto durante una operazione supportata dagli agenti venatori volontari dello Sva (Servizio di vigilanza ambientale) di Legambiente che è stata portata a termine nella Riserva naturale regionale «Valle del Prato della Noce», disegnata proprio sul territorio comunale vobarnese.

La missione aveva lo scopo principale del controllo del transito motorizzato nell’area protetta, perchè la delibera regionale che ha istituito l’area protetta valsabbina nel 2011 consente il passaggio degli autoveicoli solo se in possesso di un permesso rilasciato dall’Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste.

Prima dell’incontro con i cacciatori, i forestali avevano già verbalizzato i conducenti di alcuni veicoli non autorizzati. Poi è arrivato il turno dei due, in movimento con altrettanti fucili riposti nel fodero e custoditi nel bagagliaio. È possibile che la loro battuta di caccia fosse avvenuta fuori dai confini della riserva, ma in quel momento erano all’interno del perimetro di tutela, e oltre alla denuncia per il reato di introduzione di armi in un’area naturale protetta in assenza di autorizzazione è arrivato il sequestro.

È INVECE un chiarissimo caso di bracconaggio quello scoperto nei giorni scorsi dai forestali della stazione di Vestone sul territorio di Preseglie. In sintesi, il titolare di un grande appostamento fisso che era già stato denunciato per il suo stesso «hobby» illegale anni fa aveva nuovamente trasformato il suo impianto in un piccolo sito per l’uccellagione: all’interno del capanno, a poche decine di metri dalla provinciale che attraversa il paese, un richiamo elettroacustico acceso serviva ad attirare le balie nere, una specie particolarmente protetta nel mezzo della migrazione, in una decina di «sep» (le vietatissime e diffusissime mini tagliole per la cattura degli uccelli insettivori) piazzati sul terreno.

L’intervento degli agenti del Cfs ha portato anche al sequestro di un frosone e di una peppola detenuti illegalmente dal cacciatore-uccellatore presegliese.

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