Contro il freddo lo sciopero si fa in pigiama

di Massimo Pasinetti
Subito dopo l’appello i ragazzi sono usciti nei corridori della scuolaIn più di quattrocento hanno deciso di non partecipare alle attivitàCoperte e pigiamoni per una giornata di protesta a prova di freddoCartelli e slogan hanno accompagnato la protesta dei ragazzi
Subito dopo l’appello i ragazzi sono usciti nei corridori della scuolaIn più di quattrocento hanno deciso di non partecipare alle attivitàCoperte e pigiamoni per una giornata di protesta a prova di freddoCartelli e slogan hanno accompagnato la protesta dei ragazzi
Subito dopo l’appello i ragazzi sono usciti nei corridori della scuolaIn più di quattrocento hanno deciso di non partecipare alle attivitàCoperte e pigiamoni per una giornata di protesta a prova di freddoCartelli e slogan hanno accompagnato la protesta dei ragazzi
Subito dopo l’appello i ragazzi sono usciti nei corridori della scuolaIn più di quattrocento hanno deciso di non partecipare alle attivitàCoperte e pigiamoni per una giornata di protesta a prova di freddoCartelli e slogan hanno accompagnato la protesta dei ragazzi

Pigiamoni, coperte, cuffie di lana, piumoni, piumini, sciarpe e guanti felpati. Gli studenti del Perlasca di Idro hanno scelto la formula dello sciopero «creativo» per protestare contro il troppo freddo nelle aule e nei corridoi. NELLA GIORNATA di giovedì la temperatura era stata testata in vari punti della scuola, frequentata da oltre 500 ragazzi suddivisi tra i quattro indirizzi: scientifico, operatori sociali, alberghiero ed ex ragioneria. Nella mattinata di ieri, prima delle 8, i test sono stati ripetuti, e hanno evidenziato una temperatura al di sotto dei limiti imposti dalla legge. «Si andava da un massimo di 17 a un minimo di 16,4 gradi centigradi, mentre le norme in materia dicono che si debba stare attorno ai 20 gradi. E vi assicuro - spiega Alessandro Bianchini, rappresentante degli studenti in consiglio d’istituto e membro del comitato organizzatore dello sciopero - che stare seduti e fermi in un’aula fredda non è per niente facile». Da qui l’idea dello sciopero. Scattato subito dopo l’ingresso a scuola (era presente circa l’80% degli oltre 500 iscritti alle 28 classi dell’istituto), l’entrata in classe e l’appello, gli studenti hanno deciso di uscire nei corridoi con addosso non solo sciarpe, berretti e giubbini, ma anche coperte rigorosamente di lana e pigiamoni a prova di freddo polare. «Fino alle 9.30 siamo rimasti nei corridoi a cantare e a muoverci per mantenerci caldi e a manifestare il nostro disagio per il freddo, poi siamo rientrati in classe». Un rientro concordato con la direzione scolastica, visto che dalle 10 l’aula magna ospitava un appuntamento importante: l’incontro, con più di 250 invitati, con Maurizio Arrivabene, direttore della Ferrari, e con Riccardo Adami, ingegnere capo che segue Sebastian Vettel nel Mondiale di Formula 1. «ABBIAMO ACCETTATO di rientrare in classe per non disturbare un evento così importante, ma lo sciopero è continuato in bianco: ci siamo rifiutati di fare lezione e qualsiasi altra attività didattica, comprese verifiche e interrogazioni». Questo fino alle 13, quando poi per chi si è fermato lo sciopero è proseguito fuori dal cancello d’ingresso della scuola. «Lo sciopero indetto da noi ragazzi - prosegue Bianchini - aveva prima di tutto lo scopo di far capire che la situazione è inaccettabile. Stare fermi in classe con queste temperature è anche deleterio per la salute. Comunque, siamo assai contenti della partecipazione, visto che circa l’80% dei ragazzi, più di 400 sugli oltre 500 che frequentano l’istituto, ha scelto, nonostante la temperatura esterna fosse scesa in mattinata anche fino a -5, di venire a scuola. Segno questo della volontà di esserci per far valere i nostri diritti». Che succederà ora? La parola passa alla dirigenza. Mentre gli studenti restano in agitazione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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