Il Cai: «Cariadeghe è di tutti»

In bicicletta a Cariadeghe
In bicicletta a Cariadeghe
In bicicletta a Cariadeghe
In bicicletta a Cariadeghe

Il pressing creato dai capannisti che ha finora lasciato al palo la nascita del percorso ciclabile dell’Altopiano di Cariadeghe non è piaciuto per niente al Cai di Gavardo. Formalmente i cacciatori di Serle sono affiancati anche da altre realtà del territorio, ma è evidente che sono i principali fautori del «no». E a loro e all’ente locale gli escursionisti ricordano innanzitutto che «il Club alpino italiano, nato ottant’anni prima della Repubblica Italiana, ha fin dalla sua nascita l’obiettivo di promuovere la frequentazione della montagna in ogni sua forma o manifestazione, nel rispetto e nella tutela dell’ambiente e del territorio. Con questo spirito dai primi anni 2000 ha istituzionalizzato l’attività di Mountain bike». «Con queste premesse - scrivono da Gavardo - non possiamo che vedere con estremo favore l’iniziativa dell’amministrazione comunale di Serle di prevedere l’installazione, sull’Altopiano di Cariadeghe, della segnaletica (anche graficamente in linea con le norme Cai) sia per gli escursionisti sia per i cicloescursionisti. Nel 2019 riteniamo non sia possibile opporsi a un’iniziativa di questo tipo che non può essere soggetta a strumentalizzazioni da parte di singole categorie di cittadini o utilizzata come bandiera per attaccare le amministrazioni comunali, di qualsiasi orientamento e composizione». «Vorremmo aggiungere che l’Altopiano di Cariadeghe, quale Monumento naturale istituito dalla Regione, e quale sito di interesse comunitario (Sic) tutelato dall’Unione europea non può essere ritenuto una proprietà privata di singoli cittadini, autodefinitisi veri fruitori - incalza il Cai gavardese -. Potremmo dire che Cariadeghe è un’area più di proprietà dell’intera Lombardia, anzi, dell’intera Unione europea, prima che del Comune di Serle e dei suoi cittadini. Il Comune, quale ente gestore, e i suoi abitanti sono chiamati a prendersene cura per usufruirne, in primis certamente loro stessi, ma anche e soprattutto per metterlo a disposizione di tutti». La conclusione? «Riteniamo che un tema che poggia su presupposti cardine della civiltà non possa essere soggetto al volere della “piazza”, ma affrontato dalle istituzioni competenti con uno sguardo che tenga insieme gli interessi di tutti». •

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