Il delitto di Vobarno: confermati dieci anni

di M.P.
Le forze dell’ordine sul luogo dell’omicidio il 3 giugno 2016
Le forze dell’ordine sul luogo dell’omicidio il 3 giugno 2016
Le forze dell’ordine sul luogo dell’omicidio il 3 giugno 2016
Le forze dell’ordine sul luogo dell’omicidio il 3 giugno 2016

Sentenza confermata in secondo grado. Anche per la Corte d’assise d’appello Laert Kumaraku, albanese è responsabile d’omicidio volontario per la morte del cognato Dritan Mali. Il ferimento mortale avvenne il 3 giugno 2016 a in via Prada a Carpeneda di Vobarno, nell’abitazione in cui la vittima abitava. Nessuno sconto di pena per l’imputato che in primo grado, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, era stato condannato a dieci anni di reclusione. La conferma della condanna a dieci anni, ieri è stata chiesta anche dalla pubblica accusa. IL LEGALE di Laert Kumaraku, avvocato Aldo Bellitti, ha riproposto anche in appello la tesi dell’eccesso colposo di legittima di difesa che se accolta avrebbe comportato una pena decisamente inferiore. Kumaraku, in sostanza, sarebbe intervenuto per difendere la sorella dall’aggressione del marito, la vittima dell’omicidio. Per questo avrebbe vibrato il fendente che non lasciò scampo a Dritan Mali. «Ha ecceduto nel difendere la sorella che in quel momento era vittima di un pestaggio. La coltellata è stata vibrata in un unico contesto» ha sostenuto anche ieri l’avvocato Bellitti. E anche la sorella dell’imputato, in un interrogatorio avrebbe confermato la versione secondo cui stava subendo violenze dal marito. E nelle fasi concitate che avevano preceduto l’accoltellamento, Kumaraku avrebbe anche detto di voler chiamare i carabinieri, sentendosi rispondere «fatti gli affari tuoi». Ma la Corte d’assise d’appello non ha accolto la tesi difensiva e ha confermato la condanna a dieci anni nei confronti di Laert Kumaraku. •

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