Il mercato clandestino
mostra il lato oscuro
dell’energia «pulita»

I porti italiani erano i canali di ricettazione dei pannelli solari
I porti italiani erano i canali di ricettazione dei pannelli solari
I porti italiani erano i canali di ricettazione dei pannelli solari
I porti italiani erano i canali di ricettazione dei pannelli solari

Moduli trafugati illegalmente dalla rete elettrica italiana, venduti in Marocco e destinati alla crescita «green» dei Paesi nel Maghreb. È ciò che emerge dall’indagine «Luce del deserto», non un caso isolato ma il disegno di organizzazioni ben rodate e ramificate. Dopo aver inaugurato il più grande parco eolico dell’Africa, il Marocco ha avviato i lavori per il più grande impianto solare al mondo che sta sorgendo a Ouarzazate che punta a ridurre del 40 per cento - entro il 2020 - il fabbisogno energetico del Paese, oggi dipendente dall’importazione di energia. Ma non è l’unico Paese africano a investire in rinnovabili, settore nel quale la criminalità ha pensato di crearsi uno spazio, vendendo pannelli rubati e procurando danni su più fronti, eccetto che per le proprie tasche. Un’attività florida che in Italia esiste da almeno dieci anni, quando ha iniziato a manifestarsi nel meridione e che, anno dopo anno, si è progressivamente estesa fino alle regioni del nord, come testimoniano le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Cremona che hanno intercettato i ladri con base in Valle Camonica ma itineranti sui terrori della Bassa distribuiti sul perimetro di tre province: Brescia, Cremona e Mantova.

NEI PAESI del Maghreb la domanda di energia a basso costo è salita a dismisura anno dopo anno. E il mercato nero si è adeguato. Ma con il diffondersi del fenomeno sono di conseguenza aumentati i controlli e i sistemi di allarme, a partire dal codice di riconoscimento che marchia i pannelli fino ad arrivare al segnale per la localizzazione della loro posizione.

Un ulteriore ostacolo per il trasferimento dei moduli sottratti in Nord Africa è costituito dai controlli sempre più stringenti ai porti dove vengono sequestrati pannelli con i fili tagliati, evidente segno di furto. Caratteristica che li renderebbe sempre meno appetibili sul mercato africano, pare per non indispettire - e danneggiare economicamente - i Paesi europei partner fondamentali per la realizzazione del l’impianto solare del Marocco: Germania e Francia. La prima nazione, soprattutto, ha sostenuto il progetto con 654 milioni di euro. Gli altri partner sono la Banca Mondiale, la Banca africana di sviluppo, la Banca europea per gli investimenti, la Banca di sviluppo francese e la Commissione europea.P.BUI.

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