Lista del fascio
a Mura. «Salta»
la commissione

di Valentino Rodolfi
Il prefetto di Brescia, Annunziato Vardè, interviene sul «caso Mura»
Il prefetto di Brescia, Annunziato Vardè, interviene sul «caso Mura»
Il prefetto di Brescia, Annunziato Vardè, interviene sul «caso Mura»
Il prefetto di Brescia, Annunziato Vardè, interviene sul «caso Mura»

Le istituzioni battono un colpo dopo il pasticcio delle elezioni amministrative del Comune di Mura, dove una lista con un «fascio» nel simbolo, quella del Partito socialista nazionale, è stata non solo ammessa sulle schede ma ha anche eletto tre consiglieri.

Il prefetto di Brescia, Annunziato Vardè, ha revocato, di fatto ha «sciolto», la sottocommissione elettorale di Salò, responsabile di aver giudicato ammissibile il simbolo.

«È L’AMMISSIONE di un errore, un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni bresciane», commenta soddisfatto il deputato Luigi Lacquaniti, che sulla questione ha già presentato un’interrogazione al ministro degli Interni e che proprio ieri si è incontrato a Brescia con il prefetto Vardè.

«Silurata» dunque la commissione elettorale che aveva dato il via libera al simbolo con il fascio, resta invece impervia e molto difficile la via per ottenere, come è stato richiesto anche da esponenti istituzionali fra cui lo stesso onorevole Luigi Lacquaniti, l’annullamento della proclamazione degli eletti. Invalidare le elezioni? Non si può fare con una circolare prefettizia: può essere solo la magistratura, eventualmente accogliendo un fondato ricorso, a disporre questa misura. Sull’incontro a Palazzo Broletto, Lacquaniti riferisce: «Il prefetto si è definito convintamente antifascista e ha dimostrato di aver ben compreso la natura del problema - racconta il deputato -. Ha spiegato però che non rientra nei suoi poteri l’annullamento della proclamazione degli eletti, che compete eventualmente a un tribunale ordinario. Ora cercheremo di capire chi possa avere titolo per presentare un ricorso». La questione, lo ricordiamo, era arrivata anche a Roma ai più alti livelli istituzionali. La presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva esortato il ministro degli interni Marco Minniti a muovere passi ufficiali, anche perché l’utilizzo del simbolo del fascio è vietato dalle norme elettorali e la ricostituzione in «qualsiasi forma» del partito fascista è vietata dalla Costituzione. Solo la magistratura potrà rimetterne eventualmente in discussione i risultati.

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