Poco più di una settimana fa, sulla strada tra Degagna ed Eno un patetico bracconiere valsabbino infastidito dalla necessità di rispettare le regole ha pensato di stupire e impressionare lasciando in vista un avvertimento macabro; da allora, i destinatari della minaccia hanno compilato sei denunce che hanno colpito altrettanti bracconieri valsabbini; in quasi tutti i casi con la licenza di caccia.
È STATA la «risposta» lucida e determinata degli agenti di Vobarno del corpo forestale dello Stato (i quali in questi giorni hanno operato sistematicamente con i colleghi della stazione di Gavardo e a tratti anche con quelli del Noa) all’arroganza di qualcuno che sogna ancora la quasi impunità che per decenni ha favorito uccellatori e cacciatori di frodo, considerati nella sostanza se non nella forma delinquenti di serie «B».
Destinatario del messaggio - una testa di pecora con un chiaro invito a desistere dai controlli - era il comandante della stazione vobarnese del Cfs, Cesare Scatamacchia, e oltre ad approdare in Parlamento, con una comunicazione di solidarietà a tutta la forestale bresciana (oltre che di forte critica e denuncia dell’illegalità venatoria locale) fatta mercoledì alla Camera da parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, la minaccia ha appunto ricevuto più di una risposta sul campo. La serie si è aperta con un capannista sorpreso e denunciato sull’Altopiano di Cariadeghe di Serle mentre sparava utilizzando l’ennesimo richiamo elettroacustico vietato: aveva appena abbattuto cinque tordi che gli sono stati sequestrati insieme al fucile. Poi, sul territorio di Agnosine è toccato a un uccellatore catturato e denunciato per furto venatorio dopo un appostamento su una rete «potenziata» da due richiami vivi particolarmente protetti (due passere scopaiole) e che, in località Seré, aveva già imprigionato due pettirossi.
Anche il territorio di Vobarno, quello interessato dall’avvertimento da macelleria, ha visto l’azione del Cfs. I forestali di casa e di Gavardo hanno infatti individuato un vagantista che, con fucile e cane, stava tranquillamente cacciando nella Riserva naturale Prato della Noce nella quale solo pochi giorni fa erano state verbalizzate altre due persone: residente a Cecino, l’uomo ha ammesso senza problemi di essere al corrente del divieto. Se n’è semplicemente infischiato, rimediando denuncia e sequestro dell’arma.
INFINE il «tris» messo a segno nella sola giornata di mercoledì, e rappresentato a Odolo dalla perquisizione della proprietà di un altro capannista che deteneva due fringuelli, un frosone (specie protette) e alcuni turdidi senza alcun anello identificativo, e probabilmente catturati con le quattro reti da uccellagione che l’uomo conservava in casa. A Vallio gli agenti vobarnesi e gavardesi sono finiti sulle tracce di un altro vagantista che aveva appena abbattuto quattro fringuelli, ma la prima operazione di giornata l’hanno portata a termine prima dell’alba ancora ad Agnosine. In questo caso hanno denunciato per caccia con mezzi vietati l’ultimo migratorista della serie: sparava col buio illuminando illegalmente i dintorni del suo capanno con due potenti fari alogeni (sequestrati).