Ponte Caffaro, storia e strade fanno a pugni

di Mila Rovatti
Nulla di fatto per il trasloco del ponte sul Caffaro
Nulla di fatto per il trasloco del ponte sul Caffaro
Nulla di fatto per il trasloco del ponte sul Caffaro
Nulla di fatto per il trasloco del ponte sul Caffaro

Condivide la sorte di non poche persone il «grande vecchio» del lago d’Idro di cui non si sa bene cosa fare. L’unica certezza, contrariamente a quanto succede spesso (purtroppo) agli anziani in carne e ossa, è rappresentata dalla necessità, o meglio dall’obbligo di tutelarlo; anche una volta pensionato. Il disagio, in questo caso, ruota attorno al vecchio ponte sul Caffaro dell’omonima frazione di Bagolino, che deve necessariamente essere tolto di mezzo per poter realizzare la nuova viabilità a cavallo tra le due province.

SI TRATTA di una preziosa struttura in ferro, e per ora la Sovrintendenza ha bocciato tutte le proposte fatte dell’amministrazione comunale di Bagolino, che ora si interroga su cos’altro inventare per trovare un posto adatto al manufatto.

La realizzazione del «raccordo anulare asimmetrico» che a Ponte Caffaro doveva snellire il traffico verso il Trentino sta diventando una telenovela che va avanti da tre anni. I lavori, finanziati con 3 milioni e 711 mila euro dei fondi ex Odi, sono di nuovo al palo. L’ipotesi inziale era quella di realizzare una rotonda, che poi è diventata appunto l’appena citato raccordo anulare asimmetrico per volere della Sovrintendenza, che ha imposto di conservare intatto la vecchia costruzione in ferro edificata all’inizio del Novecento. Poi però una una verifica ha appurato che quest’ultima è in pessime condizioni strutturali, non più adatta a sostenere il traffico. Quindi l’inaugurazione del raccordo, che sembrava attesa per l’estate, è slittata.

Di fronte all’evidente impossibilità di mantenere le vecchie travi al loro posto, la Sovrintendenza ha chiesto di trovare un’altra destinazione. Così gli amministratori di Bagolino si sono messi al lavoro per trovare una soluzione e ne hanno presentate ben 4. La più interessante sembrava quella di appoggiare il tutto sull’argine del fiume Chiese fino al parchetto giochi, nella zona vicina all’incubatoio ittico gestito dall’Unione pescatori sportivi: l’idea che aveva entusiasmato gli amministratori era quella di dare vita a un’area didattica, che ipoteticamente avrebbe potuto essere arricchita con la realizzazione di un museo sulla pesca e di un acquario dedicato alle specie ittiche locali. Insomma: uno spazio che raccogliesse testimonianze storiche e culturali.

IERI i tecnici del Comune hanno presentato alla Sovrintendenza questa e altre tre possibili scelte, ma evidentemente nessuna ha entusiasmato i tutori dei beni culturali. Così siamo punto e a capo. Il ponte dove lo mettiamo? Gli amministratori, piuttosto ottimisti prima del summit, pensavano di aver fatto la proposta giusta e invece hanno incassato un colpo basso, mentre pare che la controparte lo voglia ancora piazzato sul torrente Caffaro per non sminuire il suo valore.

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