Pozza Meder, una corsa contro il tempo

di P.BAL
Quel che resta della pozza
Quel che resta della pozza
Quel che resta della pozza
Quel che resta della pozza

È sempre di più una corsa contro il tempo quella che si sta disputando a Serle attorno al recupero della pozza Meder: lo stagno avvelenato lo scorso anno dallo scarico doloso di decine di chili di olio lubrificante per autotrazione esausto. Nei giorni scorsi erano stati rimossi i primi centimetri di terreno contaminato dagli idrocarburi, e ieri lo studio incaricato dal Comune ha finalmente presentato all’Arpa il piano di ripristino: manca insomma solo il via libera dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e si spera che arrivi in fretta. Molto in fretta, perché le prime piogge potrebbero mettere in moto la migrazione di migliaia di anfibi che a oggi troverebbero il loro abituale sito riproduttivo in secca. I funzionari del Monumento naturale Altopiano di Cariadeghe hanno ripetutamente sollecitato anche la Regione affinchè usi il proprio peso politico per accelerare i tempi; ma è stato per ora inutile. Le pressioni non ci sarebbero state, e inoltre, Milano non ha ancora risarcito di un centesimo le notevoli spese sostenute dal Comune lo scorso anno per il primo risanamento della pozza (oltre 30 mila euro), e neppure quelle, per altri 10 mila euro, affrontate recentemente per finanziare proprio la realizzazione del piano di recupero e l’acquisto del nuovo telo impermeabile da collocare sul fondo della Meder. Il telo è arrivato, ed è pronta a effettuare i lavori anche l’impresa che fa capo alla cooperativa «L’Albero»; ma manca appunto il via libera dell’Arpa per procedere e adesso i giorni che mancano al via della stagione riproduttiva di rospi e rane sono davvero contati. Chiudiamo ricordando un altro problema non secondario della Meder; che è abitata da pesci di diverse specie: carassi, carpe, persici sole e pesci gatto. È mistero su chi li abbia immessi senza alcuna autorizzazione, e non da oggi, ed è invece chiaro il fortissimo impatto negativo che hanno sulla riproduzione degli anfibi in un ambiente acquatico limitato come quello di uno stagno. •

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