Reparto di emodinamica: «La partita non è chiusa»

di A.GAT.
Il consigliere Floriano Massardi
Il consigliere Floriano Massardi
Il consigliere Floriano Massardi
Il consigliere Floriano Massardi

Il consigliere regionale della Lega Floriano Massardi risponde al neodirettore generale dell’Asst del Garda, Carmelo Scarcella, che solo pochi giorni fa in conferenza stampa ha ammesso che l’atteso (e richiesto, e promesso) reparto di Emodinamica all’ospedale di Gavardo non si farà, e che tutti gli sforzi verranno invece concentrati sul nuovo servizio di elettrofisiologia, per cui è già stato stanziato un finanziamento regionale. «REALIZZARE l’emodinamica a Gavardo - attacca Massardi - è una questione prioritaria, una richiesta corale di sindaci e residenti, non solo di Gavardo ma di tutta la Valsabbia e dell’alto Garda. Invito quindi il direttore Scarcella a fare davvero gli interessi di tutto il territorio, impegnandosi a fare in modo che non ci siano più pazienti di serie A e di serie B. Le obiezioni circa il numero dei servizi attualmente presenti nel bresciano non tengono conto delle peculiarità di un’area montana come quella valsabbina, della sua grande estensione e delle difficoltà logistiche legate agli spostamenti. La Valsabbia e l’alto Garda, a oggi, sono le uniche porzioni della provincia che non hanno a disposizione, in termini di prossimità, un servizio fondamentale per salvare la vita delle persone». Scarcella aveva infatti riferito che, sulla base dei requisiti del decreto 70 del Ministero della Salute, »nel territorio dell’Ats di Brescia ci sono già sette reparti di emodinamica». UNA CIRCOSTANZA comunque contestata da Massardi, che fa presente come il reparto più vicino, ad esempio da Bagolino o da Limone, sia quello di Desenzano, «a 70 chilometri di distanza e a un’ora e mezza di viaggio. Mi sono già attivato con l’assessorato regionale al Welfare - conclude Massardi - per chiarire la questione e difendere gli interessi del nostro territorio. La salute dei cittadini è un tema su cui non si può prescindere, e la sanità montana va trattata quanto tale. Non è accettabile che con 18 miliardi di euro spesi per la sanità lombarda, in Valsabbia si rischi di morire per un impianto di stent coronarico che costa 2000 euro. Sono rischi che la Lombardia non può e non deve permettersi».

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