Sakina e Fataho,
il «sì» è una
grande festa

di Massimo Pasinetti
Fataho Bance (24 anni) e Sakina Bara (21 anni) con gli abiti post cerimonia: è stata festa vera a CastoLa sposa col velo prima del ritoI due sposi assieme agli amiciGli invitati nel palazzetto
Fataho Bance (24 anni) e Sakina Bara (21 anni) con gli abiti post cerimonia: è stata festa vera a CastoLa sposa col velo prima del ritoI due sposi assieme agli amiciGli invitati nel palazzetto
Fataho Bance (24 anni) e Sakina Bara (21 anni) con gli abiti post cerimonia: è stata festa vera a CastoLa sposa col velo prima del ritoI due sposi assieme agli amiciGli invitati nel palazzetto
Fataho Bance (24 anni) e Sakina Bara (21 anni) con gli abiti post cerimonia: è stata festa vera a CastoLa sposa col velo prima del ritoI due sposi assieme agli amiciGli invitati nel palazzetto

Una grande e colorata festa. Con il palazzetto dello sport di Casto che per un giorno si è trasformato in angolo di Africa, facendo da cornice al «sì» tra due giovani sposi. È successo sabato, in quel crogiolo di etnie e culture che ormai è la Valsabbia, tra musiche, abiti sgargianti, danze e tanta voglia di stare insieme. A giurarsi amore eterno, secondo il rito musulmano, Sakina Bara, 21enne del Burkina Faso che vive a Vobarno da quando aveva due anni, e Fataho Bance, 24enne anche lui del Burkina Faso che dal 2000 vive in Emilia Romagna, a Forlì.

LA CERIMONIA. Splendidi nei loro abiti bianchi, avrebbero dovuto sposarsi a Vobarno, paese della sposa, come vuole la tradizione. Ma gli attriti delle scorse settimane tra l’amministrazione comunale e la comunità islamica sull’utilizzo del Centro culturale islamico di Garda e Valsabbia, che ha sede proprio a Vobarno e che da regolamento non può ospitare in contemporanea più di cento persone, hanno spinto la comunità burkinabé (così vengono chiamati gli abitanti del piccolo Paese africano) a scartare l’opzione Vobarno ripiegando invece sull’opportunità offerta dal palazzetto di Casto, che a richiesta può essere utilizzato per eventi e cerimonie. E così, sabato alle 15, subito dopo la preghiera, è iniziata la celebrazione del rito.

UN RITO SINGOLARE e suggestivo, che prevede per prima cosa la richiesta di approvazione dell’unione da parte dell’Iman ai genitori dello sposo e della sposa, mentre ad amici e parenti dei due giovani tocca il compito di declamare ai presenti, nel caso di Casto alcune centinaia di persone, in maggioranza burkinabé ma non solo, le doti e i pregi della loro indole. Il tutto mentre, indossando, soprattutto le donne ma non soltanto loro, costumi assai colorati (un segno distintivo che indica anche il luogo di provenienza), gli invitati si preparano alla festa che verrà dopo lo sposalizio. A Casto sono arrivati davvero in tanti: da Vobarno e da Forlì (tre i pullman saliti in Valle dalla Romagna), ma anche dai paesi limitrofi, dal Garda, da Lecco, da Fidenza, da Fiorenzuola d’Adda, da Bergamo e da Vicenza. Alcuni invitati sono arrivati addirittura da Francia e Belgio. Conclusa la cerimonia religiosa che lega per sempre i due giovani, la sposa è tornata a casa per cambiarsi d’abito. da quello bianco e velato, simbolo della sua purezza, a un altro, sempre bianco, anch’esso simbolo di purezza, tradizionale. E anche lo sposo si è cambiato d’abito, cappello compreso, mantenendo però il colore bianco, che rappresenta anche per lui la purezza del suo cuore e delle sue intenzioni. Tornati entrambi a Casto, all’interno del palazzetto è iniziata la vera festa per gli invitati, che già dalla conclusione del rito stavano celebrando la giornata. Ma solo con la sfilata degli sposi fino a un divano preparato per loro, la serata è entrata davvero nel vivo. Le celebrazioni sono proseguite poi fino a notte inoltrata al ritmo di musiche, balli e canti della tradizione del Burkina, con per tutti (non mancavano i curiosi) bevande e cibo cucinato dalle donne burkinabé. Terminata la festa, e stava spuntando l’alba, i due sposi novelli hanno ripreso la via di casa, la nuova, che insieme, loro nido d’amore, occuperanno a Forlì, paese dello sposo. Sakina è da tempo italiana, Fataho lo diventerà presto. Mentre ci si azzuffa su immigrazione, presunte invasioni e sicurezza, la storia ha già messo la freccia.

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