Serle, denunce e sequestri
per l’uccellagione «didattica»

Serle: uno degli uccelli liberati dalla forestale
Serle: uno degli uccelli liberati dalla forestale
Serle: uno degli uccelli liberati dalla forestale
Serle: uno degli uccelli liberati dalla forestale

La cattura di uccelli con le reti a scopo scientifico o didattico deve seguire regole rigide: servono permessi e progetti scientifici collegati. Altrimenti è uccellagione. Esattamente il reato contestato (insieme a quello di cattura di specie particolarmente protette) al titolare di uno storico roccolo di Serle (chiuso da tempo per legge, come tutti gli altri, per decisione governativa), che dopo aver arricchito l’uccellanda con una struttura agrituristica voleva usarla mostrando catture e inanellamenti alle scuole per promuovere la sua attività; ma anche all’inanellatore di Borgo San Giacomo che, pur essendo titolare di un patentino dell’ Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) collaborava con lui non avendo alcuna autorizzazione a catturare nulla sul territorio lombardo.

LA DOPPIA denuncia è stata firmata dopo una operazione coordinata dal comando provinciale e attuata nelle ultime ore dal personale della stazione di Gavardo del corpo forestale dello Stato.

Gli agenti sono arrivati nell’impianto dell’Altopiano di Cariadeghe quasi all’alba, e alle 6,30 del mattino hanno trovato funzionanti quattro reti «mistnets» da 15 metri per 3 di altezza: anche avallando la scusa dell’impianto provvisorio da mostrare alle scuole era un po’ troppo presto per iniziare le catture; e inoltre sul posto non c’era l’inanellatore.

C’era invece il proprietario serlese del roccolo, il quale stava usando come richiami vivi un merlo e un tordo privi di anellini metallici regolamentari, ma «identificati» con le vecchie fascette in plastica ormai fuorilegge così come gli altri richiami in gabbia (in tutto 4 tordi e 5 merli) da lui detenuti. Gli animali in cattività sono stati sequestrati e portati per la riabilitazione nel Cras di Paspardo, mentre le due passere scopaiole, il verdone e la cincia che erano già nelle reti hanno ritrovato subito la libertà.

Arrivato successivamente, l’inanellatore bassaiolo è stato a sua volta denunciato: da una verifica fatta in Regione non risulta a suo nome alcun progetto scientifico o didattico, e conseguentemente non esiste alcuna autorizzazione all’uso di reti.

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