Serle, nel bar rinato in piazza
il caffè ha un valore aggiunto

di Alessandro Gatta
Nel bar Boifava di Serle si «sperimenterà» una gestione innovativa
Nel bar Boifava di Serle si «sperimenterà» una gestione innovativa
Nel bar Boifava di Serle si «sperimenterà» una gestione innovativa
Nel bar Boifava di Serle si «sperimenterà» una gestione innovativa

L’abbattimento delle barriere culturali, prima ancora di quelle fisiche, resta un concetto privo di senso se non si traduce in fatti concreti. Come quello che sta per prendere corpo a Serle con un esperimento di lavoro concreto dedicato a ragazzi e ragazze in difficoltà che si muoveranno dietro al bancone di un bar.

SUCCEDERÀ grazie al progetto sostenuto dal Comune di Serle e dalla cooperativa Cogess di Barghe, che hanno unito le forze per il rilancio del bar comunale Boifava, che si affaccia sulla piazza omonima e che ha riaperto i battenti lo scorso agosto dopo due bandi di assegnazione andati deserti. Dopo qualche mese di rodaggio adesso si fa sul serio: dall’inizio di febbraio saranno quattro i ragazzi coinvolti nel progetto, due residenti a Serle e gli altri dai paesi vicini.

Saranno baristi a tutti gli effetti: dal caffè al pirlo, dagli stuzzichini per l’aperitivo alla pulizia dei tavoli. Un esperimento che ha già riscosso grande successo in quel di Lavenone, sempre a cura della cooperativa Cogess: erano partiti in 7 nell’agosto del 2015, ora sono addirittura in 15. E con il nuovo anno i locali in gestione diventeranno due. Quello di Serle per il momento è un tentativo: il Comune ha concesso il bar Boifava in gestione alla cooperativa per un anno, in comodato gratuito fino al prossimo agosto.

«Abbiamo aperto in estate - ricorda Alessandra Bruscolini di Cogess – e da allora abbiamo avviato il percorso di coinvolgimento dei ragazzi. Prima ci siamo rivolti ai servizi sociali, poi abbiamo selezionato le persone che avrebbero potuto partecipare al progetto. Saranno due i ragazzi di Serle, affiancati da altri che già hanno lavorato con noi a Lavenone. A novembre abbiamo dato il via ai corsi di formazione, e da febbraio li vedremo all’opera».

Non saranno soli, e saranno sempre seguiti da una educatrice. «Vogliamo che la gente capisca che non sarà il bar di Cogess, ma quello di tutto il paese - continua Bruscolini - e che sarà proprio grazie a questi ragazzi che la piazza potrà ritornare a vivere. Abbiamo già iniziato a dicembre con il Ludobus, e ci saremo anche l’11 febbraio per la ciaspolata organizzata dal Comune».

Certo non è facile: «Ci confrontiamo col disagio e la difficoltà sociale. Per questo non vogliamo e non possiamo permetterci un fallimento. La sfida è questa: una vera prova di inclusione, verso il reinserimento, facendo conoscere ai ragazzi il mondo reale».

La prova del successo? «L’avremo quando la gente che frequenterà questo locale non si accorgerà di nulla. Magari per il caffè ci sarà da aspettare un minuto in più; ma, ne siamo sicuri, sarà davvero più buono».

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