Un’altra denuncia per il capannista recidivo

di P.BAL.
Uccelli da richiamo sequestrati
Uccelli da richiamo sequestrati
Uccelli da richiamo sequestrati
Uccelli da richiamo sequestrati

È un racconto emblematico quello che arriva dalla media Valsabbia. La dimostrazione della considerazione davvero scarsa per le denunce e del disinteresse totale per le leggi di alcuni cacciatori bresciani. Denunce e leggi interessano probabilmente poco al capannista lumezzanese di 68 anni sanzionato per gli stessi pesanti reati (possesso e abbattimento di specie protette e particolarmente protette e utilizzo di mezzi non consentiti) a soli 15 giorni di distanza dal primo incontro col Nucleo ittico venatorio della polizia provinciale. Lo scorso 28 novembre era stato sorpreso e denunciato insieme ad altri due valgobbini; stavolta invece sempre gli agenti del distaccamento di Vestone lo hanno ritrovato a commettere reati in compagnia di un cacciatore di Polaveno. Identico lo scenario: quel monte Forametto che sovrasta la valle di Collio di Vobarno che i poliziotti hanno raggiunto ieri a piedi e utilizzando un fuoristrada. La loro meta era il medesimo appostamento controllato due settimane fa, e anche stavolta hanno verificato la passione del lumezzanese in trasferta e recidivo per i fringillidi protetti: i due capannisti stavano usando un «concerto» di richiami vivi non consentiti formato da 26 esemplari tra frosoni, fringuelli, peppole e lucherini, avevano abbattuto a fucilate dieci uccelli tra peppole e lucherini «facilitando» la loro caccia con un fonofil acceso. Trovate anche due reti da uccellagione. Poteva bastare, ma a circa 200 metri dal primo appostamento fisso gli agenti hanno trovato un secondo capanno, chiuso a chiave e sempre nella disponibilità del lumezzanese: dentro c’erano altri 16 fringillidi vivi, che sono stati liberati sul posto, mentre tutto il resto – fauna abbattuta, reti, richiamo elettroacustico e i tre fucili dei capannisti – è stato sequestrato. •

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