Vicentini
e Rigoni Stern
la memoria
degli alpini

Carlo VicentiniMario Rigoni Stern
Carlo VicentiniMario Rigoni Stern
Carlo VicentiniMario Rigoni Stern
Carlo VicentiniMario Rigoni Stern

La scoperta russa rende in qualche misura onore alla memoria di un personaggio che molto ha dato per la ricerca dei soldati italiani dispersi dopo la ritirata disastrosa tra dicembre e gennaio del 1942-’43.

IL NOME di Carlo Vicentini dice molto ai bresciani ed agli alpini in particolare. Classe 1917, originario di Bolzano, si è spento a Roma in febbraio. Ufficiale sul fronte russo, nell’inverno 1942 è al comando di un plotone degli alpini sciatori del Monte Cervino. Quando i russi irrompono a Rossoch, la battaglia è impari, Carlo Vicentini viene catturato e imprigionato, un dramma che finirà con la liberazione nel 1946. Quando negli anni ’90 il governo russo consegnerà all’Italia gli elenchi dei prigionieri di guerra, il suo contributo sarà decisivo per l’identificazione di molti uomini morti in prigionia e sino a quel momento dati per dispersi. E come non ricordare il fortissimo legame di Mario Rigoni Stern, sergente maggiore del battaglione Vestone, con la Valsabbia. L’autore de «Il sergente nella neve» un libro ancora insuperato nel rendere la tragedia di quell’esperienza e la forza degli uomini impegnati in una battaglia epica per la sopravvivenza. Rigoni Stern, sergente del «Vestù», ha tratteggiato con garbo e affetto i soldati valsabbini, stringendo un affetto indissolubile che solo la morte dello scrittore avvenuta nel giugno 2008 ha reciso. Tanti anni prima, ancora nel 1977, proprio per quel legame il Comune di Vestone aveva concesso allo scrittore la cittadinanza onoraria; a lui è intitolato anche l’auditorium comunale.W.G.

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