Bracconaggio,
è un altro
autunno rovente

di Paolo Baldi
Trappole e avifauna protetta: l’esito del lavoro di repressione del bracconaggio dei carabinieri forestaliNell’elenco dei sequestri ci sono anche le armi
Trappole e avifauna protetta: l’esito del lavoro di repressione del bracconaggio dei carabinieri forestaliNell’elenco dei sequestri ci sono anche le armi
Trappole e avifauna protetta: l’esito del lavoro di repressione del bracconaggio dei carabinieri forestaliNell’elenco dei sequestri ci sono anche le armi
Trappole e avifauna protetta: l’esito del lavoro di repressione del bracconaggio dei carabinieri forestaliNell’elenco dei sequestri ci sono anche le armi

Sono i numeri a dire che anche quello del 2018 è un autunno «nero» sul fronte del mancato rispetto delle leggi che regolano la caccia. Mancano ancora all’appello i dati del Soarda (l’ex Noa) che si annunciano clamorosi, ma intanto ci sono quelli, pesanti, relativi al lavoro dei carabinieri forestali che fanno capo al Gruppo di Brescia. In poche settimane i militari delle stazioni di Vobarno e di Marcheno hanno denunciato complessivamente 18 persone, cinque bracconieri «puri» e 13 cacciatori con la passione per trappole e fauna protetta. Iniziando dal bilancio di Vobarno (12 denunce), il caso forse più eclatante è rappresentato da un uccellatore di Mazzano: fratello di un altro bracconiere individuato sempre nei giorni scorsi dal Soarda sulle reti, aveva piazzato una tesa di «sep», le mini tagliole per i piccoli uccelli insettivori, direttamente ai lati di una strada asfaltata della zona industriale mazzanese. Qualche trappola l’aveva sistemata anche nel suo giardino, e in casa, oltre ad alcuni pettirossi morti, nascondeva gabbie trappola e reti non in uso; oltre a cartucce non denunciate che non poteva detenere non essendo titolare di licenza di caccia. A SEGUIRE c’è l’episodio sanzionato a Montichiari: un minorenne di Adro che usava la doppietta del padre. Sono stati entrambi denunciati, per omessa custodia di armi nel caso del genitore e per porto abusivo e tentato furto venatorio nel caso del minore. Le stesse contestazioni a carico di un monteclarense scoperto a cacciare a Remedello con il fucile di un amico che lo stava ospitando nel proprio capanno: ha provato ad abbattere un fagiano, e oltre a quella di porto abusivo ha rimediato appunto l’accusa di tentato furto venatorio. Era invece un capannista regolare l’uomo sorpreso a Poncarale a sparare a fringuelli e pettirossi: il suo appostamento era collocato in un fondo recintato e chiuso (mentre per legge doveva essere accessibile per i controlli), usava un richiamo elettroacustico e deteneva anche alcuni richiami vivi senza anello identificativo. Niente anelli (e anche esemplari appartenenti a specie protette) pure per gli uccelli sequestrati a due cacciatori di Preseglie e Agnosine. I carabinieri forestali di Vobarno hanno compilato anche numerosi verbali amministrativi per la mancata annotazione della fauna abbattuta sui tesserini venatori, mentre quelli di Marcheno hanno agito sul fronte dell’uccellagione pura. Per esempio denunciando per furto venatorio un ex cacciatore recidivo che, a Lodrino, aveva riempito il suo orto recintato di trappole: 27 sep e 37 archetti così ben nascosti nelle siepi da risultare quasi invisibili. I militari marchenesi, supportati in alcuni casi, come quelli di Vobarno, dalle segnalazioni dei volontari del Cabs e della Lac, avevano fatto colpi importanti già in agosto. Come quando hanno individuato due vagantisti sul territorio di Brione: nascosti in appostamento li avevano osservati mentre finivano le balie nere prese nei «sep» sbattendole violentemente sul terreno. In ottobre, invece, dopo Lodrino hanno colpito a Sarezzo, scoprendo il proprietario di una quarantina di «sep» (e di non pochi pettirossi uccisi), a Collio, individuando trappole e trappolatore a ridosso dell’area protetta della Corna Blacca, e a Villa Carcina, mettendo le mani sui 35 «sep» e sul richiamo elettronico (coi canti alternati di balia e pettirosso) dell’ennesimo uccellatore. •

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