Bracconaggio,
Brescia non
ha rivali

di Paolo Baldi
Pettirossi e trappole frutto di una operazione del SoardaIl fucile artigianale che ha causato l’arresto di un cacciatoreUn codirosso finito in gabbia
Pettirossi e trappole frutto di una operazione del SoardaIl fucile artigianale che ha causato l’arresto di un cacciatoreUn codirosso finito in gabbia
Pettirossi e trappole frutto di una operazione del SoardaIl fucile artigianale che ha causato l’arresto di un cacciatoreUn codirosso finito in gabbia
Pettirossi e trappole frutto di una operazione del SoardaIl fucile artigianale che ha causato l’arresto di un cacciatoreUn codirosso finito in gabbia

L’ultima operazione di grande rilievo ha indagato mercoledì l’ampia zona d’ombra nella quale nel Bresciano operano tanti presunti allevatori di uccelli da richiamo; persone che in realtà - più che nell’allevamento - sono spesso specializzate nella ricettazione di volatili catturati illegalmente. E avvenuta in un paese della Bassa alle porte della città e ha visto persino il sequestro di rapaci. Niente di strano per la provincia di Brescia, confermatissimo «black spot» dell’illegalità venatoria nazionale che ha permesso ai carabinieri forestali del Soarda (l’ex Noa) di denunciare la bellezza di 68 persone in due settimane di attività.

È uno dei numeri del bilancio di metà campo della ormai pluridecennale «Operazione pettirosso»; un bilancio che conferma lo stretto legame tra caccia e bracconaggio, visto che in moltissimi casi i denunciati per l’uso di trappole, reti e richiami elettroacustici (i «fonofil») sono cacciatori, e in particolare capannisti. E un bilancio che contiene elementi preoccupanti anche sul fronte delle armi, oltre che episodi divertenti e imprevedibili.

Per il primo tema è emblematico l’unico arresto (convalidato) effettuato finora dal Soarda: protagonista un cacciatore franciacortino sorpreso su una gabbia trappola che aveva già catturato un pettirosso, ma soprattutto in possesso di un fucile di piccolo calibro fatto in casa (compare nelle foto a corredo di questo servizio): ne aveva un altro a casa, insieme ad altre trappole e ad avifauna protetta morta.

FRA LE SITUAZIONI quasi comiche e più imprevedibili è stato spassoso il caso di un vagantista a caccia di beccacce che, sorpreso in Valtrompia sulla sua tesa di «sep», si è dato alla fuga insieme a uno dei suoi due cani. Il secondo animale è invece rimasto a farsi coccolare dagli agenti appostati e, poco dopo, li ha letteralmente accompagnati al domicilio del padrone.

Triste, invece, la storia di un conosciutissimo campione di corsa in montagna residente in alta Valtrompia con l’hobby dell’uccellagione: condivideva con altri due bracconieri finiti nei guai come lui la stessa area di trappolaggio, e una volta individuato si è messo ovviamente a correre, ma è stato denunciato più tardi a domicilio. Due voci di un elenco lunghissimo, che comprende per esempio il gestore di ben 110 trappole verbalizzato in una mattina d’ottobre nell’alto Sebino e denunciato la seconda volta nel pomeriggio della stessa giornata perché sorpreso mentre spennava i pettirossi. O il capannista dell’alta Valsabbia che gestiva tre reti nel suo giardino recintato (ne aveva altre 10 non in uso) con le quali aveva già ucciso 100 uccelli protetti.

QUANTO ai commercianti-allevatori di uccelli, Bresciaoggi ha anticipato nell’edizione di ieri i risultati del blitz in una notissima uccelleria di Brescia, con la denuncia del titolare per ricettazione, falsificazione di sigilli e furto aggravato (e il sequestro di decine di uccelli protetti).

Complessivamente, in due settimane i carabinieri forestali del Soarda hanno sequestrato tra le altre cose 800 trappole per uccelli, 25 fucili, 137 reti da uccellagione, 44 lacci, centinaia di anellini contraffatti per l’identificazione dei volatili e 15 richiami elettroacustici.

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