Cinque secoli di storia
riordinati in nove anni

di Edmondo Bertussi
Alessandro Fausti
Alessandro Fausti
Alessandro Fausti
Alessandro Fausti

Archivista parrocchiale per passione e per caso. L’occasione per parlare di Alessandro Fausti, classe 1937, Sandrino per tutti da quando giocava centravanti all’Oratorio, personaggio schivo di Marcheno, che non sopporta chiacchiere e complimenti inutili, è una domanda del grande storico di Brescia monsignor Antonio Fappani. Sta preparando in città per metà novembre una mostra che fa memoria di quattro bresciani santi moderni: Ludovico Pavoni canonizzato domenica scorsa; la salesiana suor Maria Troncatti di Corteno beatificata in Ecuador nel 2012; Suor Irene Stefani della Consolata, di Anfo, che lo è stata nel 2015 in Kenia; il gesuita Giovanni Fausti di Brozzo che lo sarà il 5 novembre a Scutari. Vuol sapere don Antonio l’origine del soprannome «Sonèt» ramo della stirpe di Brozzo dei Fausti di cui fa parte il gesuita.

Sandrino, geometra con la passione della ricerca storica, sorprese tutti nel 2007, con l’albero genealogico dei Fausti mettendolo a disposizione della Parrocchia di Marcheno retta da don Roberto Zanini: andarono a ruba le numerose copie realizzate. Don Zanini gli chiese di riordinare l’archivio storico della sua parrocchia e lui, conoscendolo, rispose ironico «Quanto vuole?». Così iniziò una avventura, continuata col nuovo parroco don Maurizio Rinaldi, durata nove anni, conclusa a giugno di quest’anno. Nella sua bella casa sul fiume nello studio campeggia sulla parete la ricerca sui Fausti. Indica subito Paolo Antonio nato nel 1752 figlio di Antonio «Cassasson» (con capostipite Giovanni Francesco del 1645) che sposa la valsabbina Lucia figlia del «sonèt» campanaro del paese: ne apprende l’arte e ne eredita l’appellativo. Indica il vertice dell’albero genealogico Stefano (1485). Ricorda famiglie estinte «Maffessolo, Bocalino, Bagatto», le tante senza soprannome.

IL DISCORSO torna ai suoi nove anni passati, dopo aver frequentato due corsi organizzati dall’Archivio diocesano, a spulciare e riordinare documenti e registri di quello parrocchiale marchenese che ha patito incendi, un allagamento nel 1959, l’umidità del solaio della chiesa. Fornito di un titolario dell’archivio diocesano, ha esaminato l’anagrafe, ha introdotto sottotitoli a facilitare la consultazione. Don Mario Trebeschi e Lucia Signori archivista della Diocesi verificavano il lavoro. Racconta del primo documento del 1448 illeggibile; di come i cognomi negli stessi documenti (anagrafe comunale e parrocchiale) diventavano per esempio Resinelli, Rizinelli, Rizzinelli; come è registrato un nato nel «9136» ed un altro il 31 giugno; il parroco di Marcheno Lazzari che all’inizio Ottocento lascia scritto di aver «donato una pezza di panno basso ad un uomo perché era ignudo».

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