Cinquemila no ai piani Duferco

di Marco Benasseni
L’interno della Duferco di Nave
L’interno della Duferco di Nave
L’interno della Duferco di Nave
L’interno della Duferco di Nave

I numeri dicono che l’attenzione per l’ambiente e la salute è in cima alla classifica tra la gente della Valle del Garza. Come spiegare altrimenti le cinquemila firme raccolte in tempi record per dire no ai progetti che la multinazionale dell’acciaio «Duferco» vorrebbe realizzare nella grande area industriale occupata un tempo dalla ex «Stefana» di Nave? Dietro a questo risultato davvero significativo c’è il lavoro di un comitato che ha coordinato i punti di raccolta e promosso la petizione (anche on line), e questa sera proprio i rappresentanti di questa realtà saranno in prima linea all’incontro promosso alle 20 dall’amministrazione comunale nel teatro San Costanzo, ma nel frattempo anticipano le richieste che verranno presentate al sindaco Tiziano Bertoli. L’OBIETTIVO, infatti, non è solo contrastare i progetti (centrale e impianti per il trattamento delle scorie di fonderia) che la multinazionale intende avviare nel sito di via Bologna, ma anche chiedere la creazione di una commissione in grado di esprimersi e decidere su tutta la vicenda. «La preoccupazione creata dalla possibile installazione nel nostro territorio della centrale peaker - spiega il portavoce del comitato Lorenzo Belluati - ha reso evidente l’urgente necessità di una più ampia conoscenza diretta di tutti gli elementi di questi progetti. L’entrata in scena dei cittadini sulle questioni ambientali, su iniziative che possono comportare problemi e ripercussioni sulla qualità della vita e sulla salute è imprescindibile e doverosa». Insomma, prima la centrale turbogas, poi le proposte di carattere industriale messe in campo da Duferco hanno allertato i cittadini più attenti, estremamente preoccupati per l’eventuale impatto in termini ambientali e sociali sulla comunità. «Chiediamo quindi di poter rappresentare noi stessi - conclude Belluati -. Chiediamo la creazione di una commissione decisionale, e che questo organo rappresenti la collettività intera e le istanze che la muovono. Infine, chiediamo, e non deleghiamo, la partecipazione diretta al confronto; una interazione concreta con gli enti e le istituzioni a tutti i livelli procedurali e decisionali». •

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