Giacomo Tavelli «Cumì»: l’alpino veterano brinda alle centosette primavere

di BARBARA BERTUSSI
Giacomo Tavelli brinda alla vita
Giacomo Tavelli brinda alla vita
Giacomo Tavelli brinda alla vita
Giacomo Tavelli brinda alla vita

Indomito. Con fiero orgoglio era in prima fila alle celebrazioni della battaglia di Nikolajewka organizzate in città. Giacomo Tavelli, detto «Cumì», che compirà i 107 anni a settembre è il decano degli alpini e l’uomo più longevo della Lombardia. Sta bene ma le gambe non lo reggono più: nonostante debba muoversi in carrozzella non rinuncia alle lunghe passeggiate e a trascorrere qualche ora in compagnia degli amici al centro civico, dove si diverte a seguire le partite a carte. La sua storia è diventata quasi leggenda in Valtrompia: originario di San Colombano era figlio di Nina e Faustino Tavelli «Omo dè la Crus», soprannome ereditato dalla località in cui abitava la famiglia, terzo di nove fratelli. Racconta sempre della fame, dei lavori di fatica svolti dopo la scuola facendo legna o il «famèi», il custode delle mucche al pascolo. LA SUA ESISTENZA è stata scandita da molte strettoie: il papà e la mamma, se ne andarono presto e lui era rimasto il solo maschio in cascina sul monte con le sorelle, perché i tre fratelli erano a lavorare lontano. «In pratica sono stato lassù per 60 anni prima di vendere le mucche e stabilirmi nella mia casa di via Maniva», ricorda. Nel 39 ha sposato Angiolina Lazzari, e dopo pochi mesi era già alpino in guerra col Vestone in Albania. Ammalato, schivò la Russia, ma non il lavoro in miniera con la Todt, dopo l’8 settembre 1943. «I tedeschi ci sorvegliavano con le armi spianate», ricorda. Collio era terra di partigiani con il cappello alpino: ricorda che il suo glielo chiese uno di loro e non lo rivide mai più. Ma per il suo 100esimo compleanno gli amici alpini gliene regalarono uno nuovo. Negli anni di lavoro alla miniera Prealpina è stato poco in galleria. «Sono stato fortunato perché la silicosi mi ha risparmiato». La sua Angiolina, morta nel 2004, gli ha dato cinque figli. Ha perso la Giacomina Luisa quattro anni fa, gli rimangono Rina, Bruna, Albina e Beniamino che lo seguono ogni giorno premurosamente perché «è molto docile e sempre di spirito». Un nonno e bisnonno ben voluto anche dai numerosi nipoti e bisnipoti.

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