I bar gettano la spugna
e la «movida» non c’è più

L’ingresso del Fashion Cafè
L’ingresso del Fashion Cafè
L’ingresso del Fashion Cafè
L’ingresso del Fashion Cafè

Fino a pochi anni fa a Lumezzane bar e locali proliferavano. Persino nelle frazioni più nascoste, negli angoli più impensabili, c’erano banconi pronti ad accogliere i clienti. Attività che lavoravano e guadagnavano, esercizi che mantenevano intere famiglie. Ora alcuni di questi sopravvivono, altri hanno abbassato la saracinesca.

LA MOVIDA lumezzanese, almeno a sentire i diretti interessati, non esiste più. I locali possono contare su qualche affezionato, ma il trend è quello che ha spinto Gennari a chiudere il Fashion Cafè: la gente preferisce lasciarsi il paese alle spalle, percorre una ventina di chilometri e spostarsi verso Brescia. A vivere la Valgobbia restano i giovanissimi, quelli senza auto e quindi con limitate possibilità di spostamento (e di spesa). Impossibile da credere per chi ha vissuto Lumezzane negli anni Ottanta e Novanta, all’apice del boom economico. Parliamo dei tempi del Rebuffone, dello Studio Interno Sette, del Fandango, del bar Avogadro, del Coffea, delle sale giochi di Sant’Apollonio e Fontana, solo per citare alcune delle mecche per giovani e giovanissimi. Ci si muoveva tra le piazze per ammazzare il tempo e incontrare gli amici; per poi rifugiarsi nuovamente nel bar della compagnia. Le strade erano affollate, nessuno si preoccupava di sagre, feste di paese o di concorrenza sleale. C’erano il lavoro e la voglia di divertirsi. Pian piano però sono cambiate le abitudini, è diminuita la capacità di spesa della gente, le ore di lavoro straordinario che permettevano ai giovani i togliersi tanti sfizi sono diventate una chimera. Oggi i bar sopravvivono, alcuni a stento, altri degnamente. Ma la movida, quella, non esiste più.M.BEN.

Suggerimenti