Il lavoro c’è
ma nessuno
lo vuole

di Marco Benasseni
Il chiosco che si trova al centro del parco «Brignani» di Villa Carcina
Il chiosco che si trova al centro del parco «Brignani» di Villa Carcina
Il chiosco che si trova al centro del parco «Brignani» di Villa Carcina
Il chiosco che si trova al centro del parco «Brignani» di Villa Carcina

La crisi, la disoccupazione, le famiglie che non arrivano a fine mese: tutto vero. Ma in alcuni settori a mancare non sono i posti di lavoro ma i lavoratori. Paradossale la situazione raccontata da Alice Ussoli, alla costante e frustrante ricerca di personale per il chiosco che da tre anni gestisce nel parco Brignani. «A Villa Carcina cercasi cuoco e fidanzato»: questo l’appello lanciato dalla titolare. Un annuncio (il primo serio, il secondo forse un po’ meno) al quale nessuno ha risposto. «La mia avventura imprenditoriale è cominciata tre anni fa, da allora ho già cambiato cinque cuochi e una decina di lavapiatti - racconta - Da qualche giorno sono alla ricerca di una nuova figura per la cucina, ma è tutt’altro che facile trovarla. La prima richiesta che mi fanno i candidati? Se si lavora durante il fine settimana». E durante il weekend, da che mondo è mondo, i ristoranti ebbene sì, lavorano. Lo dovrebbero sapere i ragazzi appena usciti dalla scuola alberghiera che si presentano per il colloquio ma storcono subito il naso nel sapere che l’impegno prevede di lavorare anche sabato e domenica. Alice offre contratti regolari, con tredicesima e quattordicesima, un ambiente giovane e informale e orari normalissimi: otto ore (tra pranzo e cena) più eventuali straordinari regolarmente pagati. Ma il compenso offerto pare non far smuovere l’ago della bilancia con cui i candidati pesano l’offerta. Speso, quasi sempre, dicono che ci devono pensare, tornano a casa da mamma (o da mogli e mariti) e non si fanno più sentire. Nel frattempo Alice si occupa di tutto (o quasi) da sola. A parte l’aiuto in sala, gestisce la cucina, serve ai tavoli, lava i piatti e, viste le abbondanti piogge, quasi tutte le settimane sale in sella al su trattorino e taglia l’erba. «Saper cucinare è ovviamente un requisito essenziale, ma lo è altrettanto l’aver voglia di lavorare», conclude.

IN TUTTO questo c’è poi una brutta abitudine dura a morire che contraddistingue, purtroppo, molti giovani. Spesso i candidati chiedono di non essere assunti per poter continuare a percepire l’indennità di disoccupazione e preferiscono rinunciare a un contratto regolare con tutti i benefit del caso ed essere pagati in nero piuttosto che rinunciare ai soldi facili che l’Inps garantisce fino a 24 mesi. La speranza però è l’ultima a morire e Alice prosegue la ricerca: del cuoco, e possibilmente anche del fidanzato.

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