La Lac: «Divieto di caccia
sui terreni finiti in cenere»

Sono trascorse settimane prima di vedere un intervento ufficiale che desse un segnale anche politico, oltre che giudiziario, a proposito del disastro ambientale causato dai piromani. Intanto, la sezione di Brescia della Lega per l’abolizione della caccia chiede di agire applicando semplicemente la legge.

«LA PUR RIDOTTA attività di vigilanza venatoria, uno degli effetti collaterali dei tagli orizzontali decisi in molti campi dal Governo, ha consegnato agli archivi un’altra pessima stagione di caccia, caratterizzata come sempre nel Bresciano da numerosissimi episodi di illegalità - esordisce l’associazione -. Un quadro fosco che è stato notevolmente peggiorato nelle settimane a cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del nuovo anno da moltissimi incendi di origine dolosa».

«Rivolgendo innanzitutto un grande ringraziamento per l’impegno faticoso e coraggioso di tutti i volontari delle squadre di soccorso, del corpo forestale e dei Vigili del fuoco, e ritenendo che in non pochi casi l’incendio sistematico di pascoli e boschi sia riconducibile anche a faide tra gruppi di bracconieri e cacciatori - continua la Lac -, vogliamo sollevare il tema dei pesantissimi danni inferti all’ambiente e alla fauna. Tra dicembre e gennaio sono stati appiccati una quarantina di roghi in larga parte del territorio prealpino e montano della provincia, con centinaia di ettari devastati dalla Valtrompia alla Valvestino, passando per la Valcamonica, l’alto Sebino e alcune residuali aree boschive protette nel Parco dell’Oglio».

RICORDANDO che il fuoco lascia segni per anni «uccidendo la fauna, sterilizzando la parte più superficiale e produttiva del terreno e riducendo o azzerando le possibilità di utilizzo di un’area da parte di moltissime specie animali, che vengono private di cibo, nascondigli e spazi di nidificazione e allevamento della prole», la Lega per l’abolizione della caccia «sollecita il corpo forestale dello Stato, i comuni, la Prefettura e la Provincia a far rispettare subito le previsioni di tutela contenute nella legge numero 353 del 2000, la legge quadro in materia di incendi boschivi che vieta tra l’altro le attività di pascolo e di caccia nelle zone percorse dal fuoco per 10 anni: serve una immediata applicazione della norma e ai Comuni va ricordato che la mancata realizzazione dei catasti delle aree incediate si traduce in un favoreggiamento di speculatori e devastatori dell’ambiente».

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