«La ’ndrangheta è ramificata»

Il tavolo dei relatori all’incontro di Gardone Valtrompia
Il tavolo dei relatori all’incontro di Gardone Valtrompia
Il tavolo dei relatori all’incontro di Gardone Valtrompia
Il tavolo dei relatori all’incontro di Gardone Valtrompia

La mappa dimostra la gravità della situazione. In Valtrompia ci sono immobili confiscati alla ’ndrangheta in sei Comuni: si va dal terreno in località S. Andrea di Bovegno ai capannoni a Concesio passando dalla casa in montagna di Pezzaze, a quelli in Caino, Lumezzane, Sarezzo, Villa Carcina. Sono dati forniti l’altra sera nel Convegno «Mafia e Psicologia - dalla conoscenza all’intervento» in Comunità Montana a Gardone Valtrompia, coordinato dall’assessore ai Servizi sociali Mario Folli con relatori nell’ordine Fernando Scarlata (Comitato Antimafia di Brescia), Antonino Giorgi dell’Università Cattolica, Gian Antonio Girelli, presidente della Commissione antimafia regionale. La ’ndrangheta è forte a Brescia e in Valtrompia perchè vi ha applicato alla perfezione il suo meccanismo di gruppo «fondamentalista», lo stesso della deriva jihadista islamica: crescere nella «famiglia» calabrese robot esecutori pronti e indifferenti a tutto; lavorare sotto traccia, per colonizzare la zona in cui operano. Scarlata ha già fatto ai sindaci ed ora alla Comunità la proposta di una targa sugli immobili che renda noto a tutti che si tratta di bene confiscato. Per la ’ndrangheta il mondo si divide tra ciò che è Calabria e ciò che non è Calabria da dove partono sempre gli ordini. La legislazione italiana, avanzata e osservata in tutto il mondo, è efficace: da una parte con la confisca impedisce all’imprenditore della ’ndrangheta di continuare l’attività, dall’altra con l’ «allontanamento dei minori» blocca la successione nella famiglia. Il bene confiscato a servizio della società poi è un colpo anche come simbolo di una alternativa. Ci sono fondi della Regione Lombardia a disposizione. In Valle Trompia hanno avviato domanda e ottenuto fondi Lumezzane (70.000 euro), Sarezzo (200.000 euro). Girelli, ha ricordato che la Regione Lombardia ha una legge antimafia dal 2015, illustrato il buon lavoro bipartisan della sua Commissione ha insistito su due parole d’ordine: legalità e «responsabilità».E.BER.

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