La Resistenza non dimentica i primi caduti per la libertà

di Edmondo Bertussi
Alla Croce si potrà salire da Zone ma anche dalla ValtrompiaLa commemorazione della tragica giornata del 9 novembre ’43
Alla Croce si potrà salire da Zone ma anche dalla ValtrompiaLa commemorazione della tragica giornata del 9 novembre ’43
Alla Croce si potrà salire da Zone ma anche dalla ValtrompiaLa commemorazione della tragica giornata del 9 novembre ’43
Alla Croce si potrà salire da Zone ma anche dalla ValtrompiaLa commemorazione della tragica giornata del 9 novembre ’43

Anche quest’anno sarà solenne la cerimonia in Croce di Marone, al monumento dedicato ai caduti per ricordare il 75° della prima battaglia della Resistenza bresciana il 9 novembre 1943. I vecchi partigiani sono ormai andati avanti, ma Valtrompia e Sebino non dimenticano. Lo fanno ormai da anni insieme Comuni e Comunità montane, le associazioni Anpi e Fiamme Verdi e d’arma del territorio davanti a quella lapide marmorea col profilo del Golem, sovrastante la zona con le sue balze che ricorda caduti e dispersi. La data di quel 9 novembre era stata volutamente scelta: era il XX della nascita del nazionalsocialismo. Tedeschi e repubblichini decisero di celebrarla mostrando la loro forza contro i 400 partigiani che si erano rifugiati in Croce di Marone, sotto il Golem. DISORGANIZZATI, di diverse nazionalità compresi due sudafricani, il giorno prima il nucleo meglio armato era stato abbandonato dal comandante, il toscano tenente Armando Martini, sceso al basso con la scusa di una malattia e passato al nemico: catturato dai partigiani sarà poi giustiziato sotto il Muffetto. Partirono da Zone alle 5, bruciando nella risalita tutte le cascine. Il corpo carbonizzato di un resistente, Amedeo Drera, sarà trovato addirittura nel ’47. Salivano coadiuvati da due idrovolanti ed una «cicogna» che segnalava i ribelli, mettendo a ferro e fuoco tutto quello che trovavano sul loro passaggio. I nazifascisti volevano stroncare sul nascere il movimento della Resistenza. Alle tre del pomeriggio tutto era finito, con otto morti e gli altri dispersi verso le montagne alta Valtrompia e Valcamonica dove poi si ricostituirono le diverse formazioni. Il resto fatto da Brigate Garibaldi e Fiamme Verdi nelle due valli è sempre viva e sempre più attuale nei suoi ideali di libertà e solidarietà sanciti dalla Costituzione. Il programma di quest’anno vedeva già ieri sera curato dall’Anpi ai Capannoncini di Gardone, l’avvincente prologo «La Resistenza è donna» con Rosy Romelli 87 anni, partigiana in una formazione Garibaldi in Valcamonica, selvaggiamente picchiata dai fascisti in carcere a 14 anni dopo l’arresto da parte dei questurini dei suoi genitori nel dicembre 1944. «Ma poi - racconta sempre - arrivò il 25 aprile». Domani il ritrovo è fissato alle 10: si può salire da Zone in auto o a piedi da Caregno e Valle Inzino. Dopo i saluti delle autorità presenti sempre numerose a livello istituzionale, la messa di suffragio dei caduti e la commemorazione ufficiale affidata a Alessandro Sipolo dell’Anpi provinciale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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