Lavone, una corsa inutile per il cervo ferito

di Paolo Baldi
Il sollevamento della cassaL’animale addormentato recuperato dal fiume dopo essere stato addormentato I volontari del Soccorso alpino piazzano le corde nella scarpataIl cervo nel Mella prima che fosse narcotizzato
Il sollevamento della cassaL’animale addormentato recuperato dal fiume dopo essere stato addormentato I volontari del Soccorso alpino piazzano le corde nella scarpataIl cervo nel Mella prima che fosse narcotizzato
Il sollevamento della cassaL’animale addormentato recuperato dal fiume dopo essere stato addormentato I volontari del Soccorso alpino piazzano le corde nella scarpataIl cervo nel Mella prima che fosse narcotizzato
Il sollevamento della cassaL’animale addormentato recuperato dal fiume dopo essere stato addormentato I volontari del Soccorso alpino piazzano le corde nella scarpataIl cervo nel Mella prima che fosse narcotizzato

Paolo Baldi Una mobilitazione straordinaria per un salvataggio complesso, ma riuscito. Poi, il giorno dopo, la delusione per l’inutilità di tanto lavoro. È stato un risveglio amaro quello dei tanti operatori che ieri, dopo un venerdì mattina di grande impegno, hanno scoperto che il cervo che avevano recuperato malconcio dal Mella in alta Valtrompia non era sopravvissuto alla notte. Stroncato forse dalle ferite riportate nella caduta nel fiume, forse dallo stress causato dall’inseguimento da parte di una muta di cani o dai proiettili dei bracconieri. Ruota attorno a queste tre ipotesi, con uno spostamento sulle ultime due, la ricostruzione del motivo per cui l’animale, venerdì, era finito - forse in cerca di salvezza - nelle acque del Mella a Lavone di Pezzaze. Ma solo gli esami sulla carcassa, le radiografie che verranno effettuate dal servizio di Medicina veterinaria dell’ Ats Montagna, potranno dare una risposta. Se ne occuperanno i tecnici della struttura camuna che ieri hanno prelevato i resti dell’animale, trasportato vivo venerdì sera dal Nucleo ittico venatorio della polizia provinciale nel Centro per il recupero degli animali selvatici di Paspardo. INTANTO resta l’amarezza per un salvataggio «inutile» che ha richiesto tante braccia. Tutto è partito venerdì dalla segnalazione fatta alla polizia provinciale da un pescatore che aveva visto il cervo, un maschio di circa due anni, in un punto impervio dell’alveo del fiume, notandone anche il forte affaticamento. La zona è stata raggiunta dagli agenti che, affiancati dal personale dell’Ats, sono riusciti a centrare il cervo con un dardo narcotizzante sparato da un fucile speciale. L’ungulato finito nel Mella è stato poi raggiunto da alcuni volontari del Soccorso alpino della stazione Valtrompia che si sono calati nella scarpata. Gli esperti hanno sistemato alcune corde necessarie per avvicinare più facilmente l’animale, mentre l’opera è stata completata dai vigili del fuoco di Gardone che, utilizzando un’ autoscala e una gru, hanno prima piazzato a bordo fiume e poi recuperato sollevandola in aria la speciale cassa nella quale l’animale, visitato dal personale veterinario dell’Ats prima del trasferimento, è stato sistemato per il trasporto in Valcamonica. TUTTI gli sforzi dopo poche ore si sono rivelati inutili. E adesso bisognerà attendere gli accertamenti per capire cosa aveva ridotto così male il giovane cervo. La polizia provinciale spiega che un primo esame sommario sul posto ha permesso di individuare un paio di fori di origine non chiara sul corpo, e al Cras di Paspardo dicono che oltre a essere molto debilitato, l’animale presentava lesioni teoricamente compatibili con lo scivolamento in una scarpata; magari durante la fuga da uno o più cani. Non sarebbe la prima volta in una provincia in cui la protezione di un bene tutelato dalle leggi dello Stato e dell’Europa, la fauna selvatica, sembra ancora essere lo strano passatempo di pochi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti