Tra laghi, fonti e cunicoli
nel ventre delle Filippine

di Fausto Camerini
Laghi sotteranei e sorgenti sono state una costate della spedizioneTra giochi di luce e di ombre alla base di uno spettacolare sotanoLe spettacolari formazioni calcaree all’interno delle gallerie
Laghi sotteranei e sorgenti sono state una costate della spedizioneTra giochi di luce e di ombre alla base di uno spettacolare sotanoLe spettacolari formazioni calcaree all’interno delle gallerie
Laghi sotteranei e sorgenti sono state una costate della spedizioneTra giochi di luce e di ombre alla base di uno spettacolare sotanoLe spettacolari formazioni calcaree all’interno delle gallerie
Laghi sotteranei e sorgenti sono state una costate della spedizioneTra giochi di luce e di ombre alla base di uno spettacolare sotanoLe spettacolari formazioni calcaree all’interno delle gallerie

Un successo di livello internazionale. Un soddisfattissimo Matteo Rivadossi è rientrato a Nave al termine della spedizione speleologica da lui guidata nelle grotte dell'isola di Samar, nell'arcipelago delle Filippine. «È l’ultima avventura organizzata dall’associazione Odissea Naturavventura in collaborazione con il Gruppo Grotte Brescia Corrado Allegretti: un’iniziativa inserita in un progetto esplorativo decennale che, a oggi, ha permesso di topografare oltre 130 chilometri di nuove cavità nel sottosuolo di Samar, costituendo di fatto il più grande risultato esplorativo mai conseguito da speleologi italiani all’estero», racconta Rivadossi, consapevole dell'importanza di quanto lui e i suoi compagni hanno realizzato. Con l'instancabile Matteo, dall’inizio del mese di aprile a maggio, altri 9 speleologi italiani e sloveni hanno operato nelle due aree carsiche di Matuguinao e di Calbiga: i bresciani Maurizio Reboldi di Nave e Davide Merigo di Navazzo di Gargnano; i veronesi Guido Rossi e Antonio Cortina, il vicentino Stefano Panizzon e quattro sloveni: Simon Burja,Marjan Vilhar, Matjaz Bozic e Katarina Seme. A Samar hanno unito le forze con gli speleologi filippini tra Sherwin Orbeta, Zar Labtic e la guida Joni Bonifacio di Catbalogan.

UN TEAM di tutto rispetto che ha esplorato le cavità sotterranee e i cunicoli; si è infilato in strettissimi passaggi spesso disostruendoli dagli ostacoli che acqua e frane hanno accumulato nel tempo; superate, a volte controcorrente, caverne completamente allagate che gli speleologi chiamano «laminatoi»; esplorato lunghissimi e pericolosi sifoni. Si sono immersi (prima assoluta) nella sorgente di Kalidungan che con i suoi 20 metri cubi al secondo di portata è una delle più grandi del mondo. Tanta faticaccia e molti pericoli, certo, ma ad ascoltare bene Rivadossi si capisce che lui e la sua banda si sono soprattutto divertiti visto anche che «eravamo riusciti ad avere una fornitura di 10 litri di birra al giorno».

Per Matteo Rivadossi, che vanta esplorazioni nelle grotte di tutto il mondo e che nel bresciano è conosciuto anche come un forte alpinista che ha aperto nuove vie in Adamello e nella Concarena, si tratta della dodicesima spedizione speleologica nelle Filippine. Un luogo che lo ha letteralmente fatto innamorare dalla prima volta e nel quale ci regalerà ancora il racconto di tante altre future avventure.

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