Villa Carcina, il futuro degli orti solidali è bio

di Marco Benasseni
Gli orti solidali di Villa Carcina puntano al salto di qualità
Gli orti solidali di Villa Carcina puntano al salto di qualità
Gli orti solidali di Villa Carcina puntano al salto di qualità
Gli orti solidali di Villa Carcina puntano al salto di qualità

Non più soltanto un progetto di natura sociale, ma una vera e propria impresa agricola. Gli orti solidali di Villa Carcina sono pronti per il salto di qualità: avviare la commercializzazione di quanto prodotto, possibilmente a marchio bio. È questo l’obiettivo della cooperativa La Rete, sostenuta dall’Amministrazione comunale.

L’ANNO IN CORSO ha visto l’inizio della produzione, con lo scopo di concretizzare esperienze di welfare generativo attraverso formule di auto finanziamento. Questa prima esperienza è servita per sperimentare la potenzialità delle coltivazioni, nonché per prendere confidenza con le normative igienico sanitarie per la vendita; ma anche per testare la sostenibilità delle forme ipotizzate di utilizzo degli ortaggi coltivati dai volontari e dagli utenti che frequentano l’orto sulle rive del Mella.

In sostanza, l’obiettivo della coop era quello di prendere le misure, testare la capacità produttiva dell’appezzamento e arrivare all’autofinanziamento del progetto. L’orto solidale, oltre ad aver permesso di assumere un disoccupato ultracinquantenne, impegna in modo continuativo 36 persone: 25 utenti e 11 volontari. Dallo scorso maggio sono state coinvolte tre nuove realtà del territorio: la cooperativa Il ponte di Villa Carcina, i profughi accolti dalla coop Il Mosaico e i bambini del Grest organizzato dall’associazione Seresa. L’orto è quindi diventato per qualcuno un punto di ritrovo, per altri un trampolino di lancio.

«L’ESIGENZA di curare la parte commerciale nasce per permettere al progetto di auto finanziarsi, per dare un seguito ai fondi raccolti fino ad ora - spiega l’assessore ai Servizi Sociali Moris Cadei - Il nostro obiettivo è quello di arrivare a un’autogestione in termini economici, la certificazione bio potrebbe essere lo step successivo. Siamo estremamente soddisfatti dei risultati ottenuti, basti pensare che il progetto è nato per aiutare persone svantaggiate. Siamo andati ben oltre».

Ma c’è un altro sogno nel cassetto: realizzare degli orti didattici creando nuovi spazi in quell’area.

Tornando invece al presente, La Rete è ora in una fase di confronto con il Comune per capire chi si dovrà occupare dell’analisi del terreno, verifica propedeutica all’ottenimento della certificazione bio. Un ambito che poco si accorda con l’immagine di una Valtrompia industriale e inquinata, ma la cooperativa ha comunque deciso di seguire le prassi dettate da questo genere di agricoltura. «In attesa di capire come procede per l’analisi - spiega Alberto Gobbini della coop - abbiamo già contattato un consulente per conoscere al meglio la normativa Haccp in materia di igiene dei prodotti alimentari». Infine, per sfatare miti e dicerie, è bene precisare che da sempre l’orto solidale viene innaffiato con acqua dell’acquedotto e non con quella del Mella.

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