Un'ossatura c'è
Ma i rinforzi
sono necessari

di LAFFRANCHIG
Roberto Boscaglia: classe 1968, allena il Brescia per la seconda volta
Roberto Boscaglia: classe 1968, allena il Brescia per la seconda volta
Roberto Boscaglia: classe 1968, allena il Brescia per la seconda volta
Roberto Boscaglia: classe 1968, allena il Brescia per la seconda volta

Nemmeno è finito giugno e il Brescia una squadra l’avrebbe già pronta. Non una rosa intera, ma un’ossatura ben visibile sì. E assomiglia tanto a quella della scorsa stagione.

Fra i pali c’è ancora Stefano Minelli, che sta risolvendo man mano le noie digestive che gli ha fatto perdere tempo e peso nello scorso torneo. Inoltre rientra Riccardo Gagno, che può prendere il posto di Michele Arcari (pronto a cambiare carriera, lasciando il calcio giocato, pur rimanendo nella famiglia biancazzurra come componente dello staff).

La retroguardia può contare sull’ ex romanista Michele Somma. Una certezza, a dispetto dei guai fisici che lo hanno tormentato in queste due stagioni. Calabresi invece è stato controriscattato dalla Roma e il suo futuro è tutto da definire. Peccato, avrebbe fatto (farebbe ancora) comodo. Ci sono poi l’ex laziale Franjo Prce, mancino, e i due Lancini: il terzino sinistro Nicola, decisivo nel finale dell’ultimo campionato con un salvataggio sulla linea che resterà negli annali, e il centrale Edoardo, atteso al rientro da Novara (dove è stato un pupillo di Roberto Boscaglia). Se ne andrà Racine Coly, che ha mercato e andrebbe poi in scadenza di contratto. Ma i laterali rientranti non mancano. C’è Alberto Boniotti, che era in prestito a Padova l’anno scorso. E c’è Alessandro Semprini, promettente ’98 che con la Primavera della Juventus si è fermato alla semifinale scudetto persa ai rigori contro la Fiorentina, ma nel corso della stagione ha avuto modo di mettere in mostra le sue qualità sulla destra. Il suo ritorno può essere utile, in particolare, vista la partenza di Joel Untersee.

PER IL CENTROCAMPO , si riparte da un usato sicuro come Giampietro Pinzi. Dal talento acerbo di Emanuele Ndoj (sempre che non parta). Dalla grinta di Jacopo Dall’Oglio. Se rimane Dimitri Bisoli, il reparto è a buon punto. Sennò, servirà un colpo di quelli consistenti per ridare sostanza alla mediana.

In attacco, le punte erano tre: Andrea Caracciolo, il capitano e bomber; Alexis Ferrante, la seconda punta che ha sorpreso tutti; Ernesto Torregrossa, l’arma in più a segno quando il gioco si faceva duro e bisognava vincere o (calcisticamente) morire. Bene: se ne va nessuno, rimangono tutti. Caracciolo e Ferrante sono del Brescia, Torregrossa può restare perché il Verona in A al momento non sembra avere l’urgenza di averlo a disposizione.

Di sicuro, un’estate fa di questi tempi il cantiere era ugualmente aperto, ma messo peggio. Qualche ritocco però servirà. Il Brescia l’anno scorso è passato di mano, da Cristian Brocchi a Gigi Cagni, per riuscire a salvarsi all’ultima giornata. L’obiettivo dichiarato è evitare quegli stessi patemi. Basterà da solo il ritorno alla base di Boscaglia, che due stagioni orsono ha saputo tagliare il traguardo-tranquillità in scioltezza e con notevole anticipo? Sarebbe rischioso anche solo pensarlo. E allora i rinforzi si cercano, eccome. Per non arrivare nuovamente in pericolo all’ultima giornata (andazzo che non appartiene alle consuetudini del Brescia nella sua storia cadetta). Può andar bene una volta, non è detto che vada bene sempre.

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