ROMANZI DALLA CAMERA

Amici, complici,
amanti: regole
per sopravvivere
con Claudio Simeone

di Sara Centenari
Claudio Simeone

«Amici Complici Amanti»: non è un appello per naufraghi sentimentali in tempi di Coronavirus e di decreti che limitano la libertà del cuore, per tutelare la salute di tutti. È invece il nome di un'idea, di un'associazione che ha regalato incanti, magìe, riflessioni e sguardi sul resto del mondo. E lo ha fatto per tanto tempo, dopo una serie di trasformazioni logistiche nel corso degli anni: quella inventata da Claudio Simeone che promuove da sempre la sua visione partecipata e comunitaria di teatro.
Il teatro vi fa venire in mente una platea di sedie scomode e di persone impettite che cercano di vedere bene in faccia da distanze assurde gli attori sul palcoscenico altissimo? E gli altri in piccionaia che immaginano le battute? Alla fine di uno spettacolo, quand'anche straordinario... «adieu!»: solo pochi fortunati giornalisti potranno conversare con alcuni adorabili istrioni o certe pungenti maschere dell'asciuttezza contemporanea!
Ecco il teatro che ha sempre avuto in mente Simeone è tutta un'altra cosa: e mettendoci molto impegno, pochi fondi ma innumerevoli contatti e rapporti di reciproca stima con autori e interpreti di tutta Italia, ha fatto nascere centinaia di serate di immersione totale nella drammaturgia di ogni tempo e luogo con amici come Ascanio Celestini, Eugenio Allegri, Laura Curino, Vincenzo Pirrotta, Lucilla Giagnoni. Classici rivisitati come «Cyrano» o nuovi affreschi sociali.
La particolarità di «Amici Complici Amanti» era che la rappresentazione costituiva lo spunto ma non la fine, né il fine unico, dell'incontro: al termine degli applausi l'attore o l'attrice, spesso anche autori del testo messo in scena, si sedevano sul palco e gli spettatori erano invitati a porre domande, dare interpretazioni, far viaggiare la curiosità. E tutto si concludeva con un bicchiere di vino e un pezzo di focaccia: nulla di freddo, asettico, distante ed elitario. Esperienze di grande interazione tra artista e pubblico, non più solo in veste di osservatore passivo.
Con la sua proverbiale ironia Claudio Simeone ha deciso ora di regalarci tre piccoli grandi amori, inaugurando Romanzi dalla Camera - Reagiamo alla paura, su bresciaoggi.it: tre divertissement usciti dalla penna di Piergiorgio Paterlini, racchiusi tra i 101 microromanzi di «Fisica quantistica della vita quotidiana», edito da Einaudi. Un vorticoso, surreale, commovente e malinconico gioco tra i generi letterari in cui fanno capolino pagine romantiche, storie di fantascienza, gialli e piccole commedie. Paterlini, tra i fondatori del giornale satirico Cuore, è scrittore, sceneggiatore e giornalista che ha collaborato con la Rai, con Linus e la Repubblica.
Claudio Simeone ha insegnato per quasi quarant’anni nella scuola media, ha lavorato per venti anni in ambito scolastico occupandosi di teatro, animazione teatrale e fotocinematografia. Ha svolto attività teorico-pratiche di aggiornamento per varie associazioni di categoria, approfondendo temi legati alla drammaturgia, alla regia teatrale, al lavoro dell’attore ed alla comunicazione in genere. Scrive testi, sceneggiature e racconti, ha collaborato alla produzione di spettacoli e alla organizzazione di rassegne. Nel 1996 ha appunto fondato l’associazione culturale «Amici Complici Amanti», finalizzata all’incontro tra artisti e pubblico, per la quale ha curato la direzione artistica di venti rassegne di teatro di ricerca. Da oltre 20 anni collabora alla redazione spettacoli di Radio Onda d’Urto . È cofondatore dell’associazione culturale Cicogne teatro musica spettacolo. L'ultima sua prova - dopo «Buonviaggio» - è «Archimede, forse» con Abderrahim El Hadiri, regia del duo El Hadiri & Simeone, voci di Tommaso Laffranchi e Manuel Colosio, luci e suoni Elena Guitti, contributi didattici Tiziana Gardoni.
Il sito è www.cicogneteatro.it
Sulla homepage c'è scritto: «L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino 10 passi e si allontana di 10 passi. E allora a cosa serve l'utopia? A questo serve: a continuare il cammino» (Eduardo Galeano).
 

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