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A Bovezzo cinque vittime nello scoppio di via Brede

IL PRECEDENTE. L'esplosione il 2 aprile del 2000 per una fuga di gas
Parte di una palazzina di quattro piani si sbriciolò Distrutte tre famiglie La casa è stata ricostruita

 L'ala distrutta della palazzina di via Brede 19, a Bovezzo
L'ala distrutta della palazzina di via Brede 19, a Bovezzo

 L'ala distrutta della palazzina di via Brede 19, a Bovezzo
L'ala distrutta della palazzina di via Brede 19, a Bovezzo

Erano le 11.05 di domenica 2 aprile 2000 quando al numero civico 19 in via Brede, a Bovezzo, una fuga di gas fece crollare parte di una palazzina di quattro piani falciando la vita di cinque persone e ferendone altre dodici.
NELLO SCOPPIO di Bovezzo morirono Roberto «Bobo» Archetti, 43 anni e il figlio Luca di appena 8, Carlo Bonardi, 19 anni, studente universitario, la 36enne Cristina Faccio e il compagno Angelo Pizzuto di 35 anni, maresciallo dell'Aeronautica.
Era domenica e il parroco stava celebrando la messa, il boato fece crollare anche i vetri della chiesa e delle case vicine, l'intero paese tremò come scosso da un terremoto e in cielo si alzò una colonna di fumo. Pezzi di cemento, tegole, schegge di vetri, frammenti di mobili caddero a pioggia in un raggio di 150 metri dall'epicentro della tragedia. Per i soccorritori fu una lotta contro il tempo, dall'intera provincia arrivarono a Bovezzo anche un centinaio di volontari della protezione civile che scavarono con le mani tra le travi di cemento e le macerie alla ricerca dei feriti. Il primo cadavere a essere recuperato fu quello di Angelo Pizzuto, al momento dello scoppio stava preparando la borsa per andare al lavoro. Subito dopo venne trovata Cristina Faccio, madre di due bambini. Poi venne trovato il corpo senza vita di Carlo Bonardi, secondogenito dell'ex assessore provinciale Walter: aveva 19 anni e era al primo anno di Giurisprudenza. In casa con lui c'era anche il fratello Luca, di un anno più grande, che riuscì a salvarsi.
E nell'appartamento in parte lo scoppio troncò la vita di Bobo e del figlio Luca: erano in soggiorno e stavano giocando con le figurine, mentre la moglie Monica Facchi si trovava in un'altra stanza. Lei riuscirà a salvarsi, del marito e del figlioletto non resterà più nulla. Da una settimana i due genitori avevano firmato il preliminare per l'acquisto di una nuova casa a Mompiano, volevano che il loro figlioletto crescesse nel verde, fra le colline che il padre amava tanto. L'anno scorso il tribunale ha accertato che la responsabilità della fuga di gas, causa devastante dello scoppio di Bovezzo, sarebbe da addebitare a una delle vittime, che lasciò aperto il gas perchè voleva mettere fine alla propria vita.
Una domenica tragica, che resterà per sempre nel ricordo dei bresciani. Un dolore sempre vivo per i familiari e per gli amici, che si riacutizza ogni volta che accade una tragedia simile.

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