capitale della cultura

Al Grande, con Mattarella, tutta l’Italia che ora è tornata a gioire

di Paolo Rodari
Dopo i mesi bui della pandemia una luce più vera torna a illuminare musei e piazze. Così è indicata la strada della rinascita che passa dalla coesione sociale e dall'unità. Questo il messaggio del presidente all'inaugurazione di Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura
Mattarella è arrivato con puntualità quirinalizia alle 17,  rispondendo più volte agli applausi della platea
Mattarella è arrivato con puntualità quirinalizia alle 17, rispondendo più volte agli applausi della platea
Il lungo applauso all'ingresso del presidente Mattarella

Era presente ieri pomeriggio in qualche modo tutta l’Italia nel Teatro Grande di Brescia, e in collegamento nel Teatro Donizetti di Bergamo, ad ascoltare Sergio Mattarella parlare durante la cerimonia di apertura di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura. E non solo perchè era in diretta Rai. C’era l’Italia che ha sofferto nei due anni della pandemia quando, come ha detto il capo dello Stato, «un virus aggressivo e sconosciuto ha mietuto, nel nostro Paese, migliaia di vittime». E insieme l’Italia che ha voglia di rialzarsi nel segno dell’unità e della volontà di coesione: «La cultura unisce e moltiplica – ha ricordato non a caso Mattarella -. È una forza dei campanili quella di saper unire e non dividere le energie».

Capitale della Cultura, la cerimonia al Grande con Mattarella: LE IMMAGINI (foto ONLY CREW)

Certo, in quei teatri c’erano anzitutto le due provincie italiane che più di altre hanno contato vittime, Bergamo e Brescia appunto. Ma anche il resto del Paese che ha sempre avuto, soprattutto in questi ultimi due-tre anni, il capo dello Stato come un riferimento sicuro a cui aggrapparsi. E la standing ovation riservatagli dal Grande alla fine della cerimonia, insieme alla stretta di mano che gli oltre duecento sindaci che hanno gremito il teatro gli hanno voluto dare mentre usciva per fare ritorno a Roma, lo hanno ampiamente dimostrato: è lui il punto di riferimento di un’Italia che vuole ripartire coesa, che vuole provare ad andare oltre le differenze, che intende trovare una nuova unità pur dentro una crisi che non sembra voler finire. Il virus e la rinascita, dunque.

La sofferenza e insieme la necessità della ripartenza. C’erano entrambi i sentimenti ieri nel principale teatro della città di Brescia, dal 1912 monumento nazionale, tenuti assieme da una cerimonia sobria, ma nello stesso tempo raffinata. Mattarella è arrivato con puntualità quirinalizia alle 17, rispondendo più volte agli applausi della platea e applaudendo a sua volta chi era presente e con insistenza il coro delle voci bianche della scuola diocesana Santa Cecilia che ha intonato l’inno di Mameli in apertura. Anche la città, poco fuori dal teatro, sembrava essersi adeguata allo stile dell’evento.

Mattarella tra i sindaci al teatro Grande
Mattarella tra i sindaci al teatro Grande

Non c’era una presenza numerosa per le strade, ma si respirava comunque aria d’orgoglio e insieme di gratitudine: «Troppe volte Bergamo e Brescia passano in secondo piano in questo Paese, ma l’arrivo del capo dello Stato qui e tutto questo anno che andiamo a iniziare dicono che invece sono molto di più», spiega un ragazza appena oltre le transenne di corso Zanardelli. Forse non ci poteva essere location più adatta per la cerimonia.

Il Teatro Grande, infatti, porta con sé una storia che di rinascita parla in più passaggi. Fra i tanti quanto accadde il 28 maggio del 1904 a Giacomo Puccini. La sua Madama Butterfly cadde clamorosamente tre mesi prima alla Scala di Milano, un flop tremendo. Il Teatro Grande, poco dopo, seppe tributargli invece un successo insperato contribuendo a tramutarla in una delle opere più amate al mondo e più rappresentate: «La rinascita è da sempre legata a questo nostro teatro – racconta uno di coloro che alcuni decenni fa ancora faceva parte dell’associazione dei palchettisti del Grande –. Qui si è sempre celebrata la rinascita del Paese perché laddove c’è cultura non ci può non essere rinascita».

Capitale della cultura: l'arrivo di Mattarella al teatro Grande: LE IMMAGINI (foto Only Crew)

Sono passati alcuni mesi dalla visita di Mattarella a Brescia. Era il 2021. Venne per inaugurare l’anno accademico dell’università statale. Fece visita anche all’hub vaccinale Brixia Forum. Qualche mese prima, invece, partecipò non senza una certa commozione alla cerimonia di commemorazione delle vittime del Covid davanti al cimitero monumentale di Bergamo. Quanto vissuto, i lutti che hanno colpito in particolare le due province, sono stati volutamente evocati anche nella cerimonia di ieri. Perché non c’è ripartenza senza consapevolezza di ciò che è stato. Detto in altri termini: è possibile ripartire soltanto perseguendo la strada della solidarietà che ha accomunato l’Italia nei mesi della pandemia. Bergamo e Brescia, in particolare, ha detto ancora il capo dello Stato, «hanno saputo reagire, dando vita, e alimentando con i loro valori, quel modello di solidarietà che ha consentito di affrontare la crisi». E ancora, erano due città orgogliose e insieme composte quella che ieri hanno accolto Mattarella.

Due città che silenziosamente sono state in grado di uscire dalla pandemia, senza proclami ma con tanta concretezza. Il capo dello Stato ha infatti voluto parlare di «una maggioranza silenziosa ma concreta del nostro popolo che, senza nulla pretendere, si è messa in azione e ha consentito al Paese di affrontare le tante difficoltà e continuare a vivere». E ha ricordato quel senso del dovere e quella buona volontà dei singoli che, accanto allo spirito di sacrificio e al rispetto delle regole, «la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato». Queste, ha detto, «costituiscono un patrimonio prezioso per il Paese, da non disperdere». Se ciò accadrà lo diranno i mesi nei quali stiamo entrando. Di certo, l’inizio porta con sé molte buone promesse: in un Paese di campanili e separazioni fra comunità vicine, l’esempio di qualcosa finalmente di diverso, a conti fatti un nuovo inizio.•.

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