BRESCIA SI FA IN 8 (RACCONTI)

di Alessandra Tonizzo
È Enrico Damiani Editore a pubblicare un «Omaggio alla Leonessa» particolarmente sentito in un anno come questo, con la pandemia che non dà treguaSono 74 le pagine  delle novelle pubblicate per il Premio Letterario, che è arrivato all’edizione numero 6
È Enrico Damiani Editore a pubblicare un «Omaggio alla Leonessa» particolarmente sentito in un anno come questo, con la pandemia che non dà treguaSono 74 le pagine delle novelle pubblicate per il Premio Letterario, che è arrivato all’edizione numero 6
È Enrico Damiani Editore a pubblicare un «Omaggio alla Leonessa» particolarmente sentito in un anno come questo, con la pandemia che non dà treguaSono 74 le pagine  delle novelle pubblicate per il Premio Letterario, che è arrivato all’edizione numero 6
È Enrico Damiani Editore a pubblicare un «Omaggio alla Leonessa» particolarmente sentito in un anno come questo, con la pandemia che non dà treguaSono 74 le pagine delle novelle pubblicate per il Premio Letterario, che è arrivato all’edizione numero 6

It's the same old story, vibrava Billie Holiday. A «Short Story», come tutti gli amori terreni, frutticoli. Longevo è invece il pomo senza peccato che il civis coglie per la città sua, sapendo che gli sopravanzerà. Anche da affranta, da malata. Enrico Damiani Editore, così, semina l'«Omaggio alla Leonessa»: otto racconti per altrettanti autori, vincitori entusiasti del VI Premio Letterario promosso a Brescia per Brescia. «Quanto mai opportuna la decisione di dedicare l’edizione del 2021 alla città, duramente provata dal Covid-19», prefano Paolo Corsini e Massimo Tedeschi; «sono tutti esiti significativi che confermano la vitalità del premio e l’utilità, anzi la necessità – più che mai acuta in questi tempi – della narrativa come cura dell’anima». Per Giuseppe Muscardini (primo classificato) essa è contagiata. Non dal virus, da melancholia düreriana che affligge il protagonista, un medico, durante quarantena. «Nelle corsie incontravo gli occhi rossi e l’incarnato cereo dei malati, e per questa familiarità con l’afflizione non conoscevo più da tempo gli smottamenti del coraggio», confessa. Eppure. Una giornata immobile, dei pensieri a vortice, ed ecco che lo spirito si infiacchisce, smarrisce smalto. Persino i sogni, rimuginati, diventano presagi foschi - con una zecca di speranza incistata in vena, al pari della litania arcobaleno «andrà tutto bene». Se «L'ultimo canto» (Tiziana Crotti, seconda classificata) della pandemia ha il luttuoso livore di chi prova a ragionare la fine dell'esistenza, nonostante si siano rispettate le «regole», su «La piazza» (Cristina Vischi, terza classificata) veleggiano altri rimpianti. Ricordi. Maestosi, alla mercé delle stagioni, portano la storia al lastricato del Duomo, calcato con passo sempre diverso dalla prima attrice: «Una vita di passaggio, una vita da passante, una vita senza fermate se non nella piazza». Il tempo spazzola le 74 pagine delle novelle. Ovunque. È alito bolso o birroso, barroccio guastato. Il suo «viandante» (Ombretta Costanzo), infine, s'incarna: veste i panni d'un vecchio sfortunato, disossato. «Sono passati sessant’anni, torno a Brescia dopo una vita di droga e galera, non c’è stata per me mai una sorgente di acqua pulita», dice alla scrittrice. La quale, di grazia, nell'«illusione di vederlo volare via», gli concede l'estrema dolcezza: sentirlo parlare, quanto basta, di un'unica dolcezza timida e puerile: il senso di un esistere consunto.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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