Caravaggio e Canova stregati dalla Maddalena in estasi

L’allestimento delle due opere nella sala principale della Gypsotheca
L’allestimento delle due opere nella sala principale della Gypsotheca
L’allestimento delle due opere nella sala principale della Gypsotheca
L’allestimento delle due opere nella sala principale della Gypsotheca

Da oggi al 21 novembre il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno ospita un confronto dal titolo «Maddalena. Tra Caravaggio e Canova», frutto del prestito della tela «Maria Maddalena in estasi» di Caravaggio, del 1606, custodita oggi in una collezione privata in Gran Bretagna. È una delle nove tele, tra originali e copie, che sono attribuite a Caravaggio con questo soggetto. È un quadro tra i più studiati e imitati che qui dialoga con il gesso «La Maddalena distesa» di Canova. «Sensualità, erotismo e complicità sono impliciti nell’idea di Santa Maria Maddalena e nella rappresentazione che gli artisti propongono nei secoli»: così spiega Vittorio Sgarbi, critico d’arte e presidente della Fondazione Canova onlus, che nell’operazione realizzata da «Contemplazioni» ha ottenuto il sostegno di Intesa Sanpaolo.In estasi, con la testa reclinata all’indietro e lo sguardo perduto, la Maddalena in estasi di Caravaggio occupa quasi tutto lo spazio del dipinto, contro uno sfondo buio. La luce colpisce il volto su cui scendono le lacrime e sfiora i lunghi capelli dorati, indirizzando lo sguardo sulle mani intrecciate. La camicia bianca dalle pieghe lunghe si apre sul petto, scoprendo la spalla definita dalla luce mentre la veste rossa copre le gambe. La Maddalena di Canova rappresenta una fase fondamentale del processo creativo seguito dall’artista, fu terminata nel 1819 e venne esposta nel suo studio romano, come testimoniano alcune lettere dove viene definita: «Maddalena seconda giacente, e in atteggiamento di un soave e languido abbandono per eccessivo dolore». Canova impiegò qualche anno alla realizzazione del marmo, oggi disperso. A caratterizzare l’opera vi sono il potente pathos e, come in altre figure giacenti realizzate nella fase finale della carriera dello Scultore, la svolta naturalistica. Canova realizzò la prima versione della Maddalena penitente a partire dai primi anni Novanta del Settecento e le fonti riferiscono che «nessuno certamente aveva commesso al Canova una statua della Maddalena; l’idea semplice e pura di una delle vergini che fanno penitenza in mezzo al deserto, invase un giorno la sua fantasia». La direttrice del Museo Gypsotheca , Moira Mascotto, puntualizza: «Il soggetto della Maddalena è molto ben rappresentato nel corpus di opere realizzate da Canova, sia come pittore sia come scultore: all’interno del Tempio di Possagno abbiamo la grande pala d’altare con la Deposizione dalla Croce nella quale Maddalena, posta sul lato sinistro, viene rappresentata riversa sul corpo del Cristo morto. Nello stesso periodo l’artista ritornò sul soggetto, dipingendo una Maddalena penitente, oggi dispersa. Così avvenne in scultura e, negli ultimi anni della sua vita, Canova realizzò una Maddalena giacente: non si conosce il destino del marmo ma il Museo Gypsotheca conserva sia il bozzetto in argilla che il modello in gesso. Queste due testimonianze sono fondamentali perché ci permettono di apprezzare Canova nella fase della maturità. Per il nostro Museo e per i suoi visitatori, è un privilegio poter godere di due capolavori che travolgono in un turbinio di emozioni l’osservatore». Visite da martedì a domenica, ore 10-18.[END]

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