Carrisi si racconta all’Oz «Ho fatto un film sulla paura»

di Giada Ferrari
Davide Priore  detto «Omino»Donato Carrisi impegnato nel firmacopie che ha preceduto la proiezione di «Io sono l’abisso» alla multisala Oz
Davide Priore detto «Omino»Donato Carrisi impegnato nel firmacopie che ha preceduto la proiezione di «Io sono l’abisso» alla multisala Oz
Davide Priore  detto «Omino»Donato Carrisi impegnato nel firmacopie che ha preceduto la proiezione di «Io sono l’abisso» alla multisala Oz
Davide Priore detto «Omino»Donato Carrisi impegnato nel firmacopie che ha preceduto la proiezione di «Io sono l’abisso» alla multisala Oz

Lunga fila di fan con penne e libri alla mano per rubare un autografo e una fotografia a Donato Carrisi che ieri sera, alla multisala Oz di via Sorbanella, ha presentato il suo ultimo film «Io sono l’abisso». La pellicola, scritta e diretta dallo stesso Carrisi, nasce dall’omonimo libro (undicesimo nella carriera dello scrittore) pubblicato da Longanesi nel 2020. È interpretato da Michela Cescon, Gabriel Montesi e Sara Ciocca e ha visto l’uscita nelle sale italiane giusto 3 giorni fa: il 27 di ottobre. Nel film, così come nel libro, Carrisi torna ad indagare la psiche umana andando a cercare l’origine del male. E lo fa incalzando lo spettatore con un susseguirsi di colpi di scena che a poco a poco svelano la vita nascosta e lo sconosciuto passato dei protagonisti. Facendo vivere al pubblico in sala le emozioni dei personaggi: paura, tensione, compassione e sì, si incastra anche una incredibile storia d’amore. La paura però è protagonista, tanto da farsi cifra dell’opera cinematografica e che qui ha una funzione ben specifica: «Serve allo spettatore per entrare nella vita dei personaggi – commenta Carrisi -. Tant’è che questo non è un film di paura, ma sulla paura». Tema centrale è anche quello dell’abisso. «L’ho scelto perché è presente in ognuno di noi – commenta Carrisi -. L’ho imparato studiando ed è quello che cerco di descrivere. Perché sotto la nostra superficie si agita sempre qualcosa e quel qualcosa, quando viene fuori, quando riesce ad emergere e a rompere la barriera della nostra apparenza diventa qualcosa di pericoloso». La storia si svolge sulle rive del lago di Como e narra le vicende di tre personaggi legati tra loro da un comune destino. Una particolarità nessuno dei tre ha un nome proprio, ma sono conosciuti come: L'uomo che Pulisce, La Ragazzina col Ciuffo Viola e La Cacciatrice di Mosche. Ed è lui, l’Uomo che Pulisce (ispirato al celebre serial killer di Foligno) il malvagio: psicopatico, ossessivo, trasformista che rimorchia donne disperate per poi ucciderle e farle a pezzi senza lasciare traccia. A questi si contrappone la detective, una donna svilita, emarginata, non più riconosciuta nella sua veste ufficiale. E infine lei, la piccola dal ciuffo viola, che sconvolgerà la vita e le certezze del serial killer. Impossibile prevedere l’epilogo, tant’è che nel presentare il film lo stesso Carrisi ha esordito: «Io sono venuto apposta per raccontarvi il finale! La cosa strana è che potrei farlo, perché vedete, in realtà oltre la storia che scorre sullo schermo c’è n’è un’altra che scorre sotto i piedi dello spettatore, nell’abisso, ed è da lì che arriveranno i colpi di scena». Prossime novità per i lettori sono l’uscita il prossimo 8 novembre de «La casa delle luce» e prima di Natale, svela Carrisi, un’altra uscita a sorpresa.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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