CLIMA, LA PROFEZIA DI VON HUMBOLDT

di Piero Capone
Merida,Venezuela: la scomparsa del ghiacciaio intitolato al naturalista Alexander von Humboldt
Merida,Venezuela: la scomparsa del ghiacciaio intitolato al naturalista Alexander von Humboldt
Merida,Venezuela: la scomparsa del ghiacciaio intitolato al naturalista Alexander von Humboldt
Merida,Venezuela: la scomparsa del ghiacciaio intitolato al naturalista Alexander von Humboldt

È stato il primo scienziato a parlare dei dannosi cambiamenti climatici indotti dall’uomo. E a notare che gli animali si dividevano per fasce climatiche, aprendo la strada ai concetti di adattamento e di selezione naturale. Diceva che piante e animali erano collegati. Insomma un pioniere dell’ecologia. Stiamo parlando di Alexander von Humboldt, naturalista, esploratore e geografo tedesco. Charles Darwin non avrebbe mai pensato di intraprende il suo famoso viaggio sul Beagle, se non avesse prima letto i libri di Humboldt, dove il viaggio era elemento necessario di conoscenza. Il 14 settembre, ricorrono i 250 anni dalla sua nascita. E per ricordare il genio, questo «Leonardo tedesco», sono previste iniziative anche in Italia. A cominciare da una giornata di conferenze, il «Von Humboldt day» di Genova, il primo ottobre, presso l’Auditorium di Palazzo Rosso, Via Garibaldi 18. Nato a Berlino nel 1769, da una famiglia aristocratica prussiana, Alexander von Humboldt, rinunciò a una vita agiata per esplorare il mondo, dopo avere frequentato le facoltà scientifiche delle più prestigiose Università prussiane. Nel 1789 la sua prima escursione scientifica, sul Reno per descrivere le sue rocce basaltiche. Ma fu l’incontro con Georg Forster, naturalista ed etnologo tedesco, che da giovane con il padre aveva accompagnato James Cook nel secondo viaggio nel Pacifico, a suggerirgli di esplorare Paesi lontani. Visse cinque anni in America latina, fra le Ande e il Rio delle Amazzoni, rischiando più volte la vita. S’inoltrò per esempio nella foresta pluviale del Venezuela, passò attraverso le strette sporgenze rocciose delle Ande e s’inerpicò su vulcani attivi per osservarli da vicino. Ma fu durante la scalata del Chimborazo, vulcano spento che, il 23 giugno 1802, Humboldt trasse ispirazione per la sua visione della natura mundi. All’epoca il Chimborazo (nell’odierno Ecuador) con i suoi quasi 6300 metri era considerato la vetta più alta del mondo. Senza equipaggiamento e abiti adeguati, Huboldt e Aimé Bonpland, medico e botanico francese, ma con barometro, termometro, sestante, e cianometro (per misurare l'intensità del cielo azzurro) si spinsero fino a 5917 metri, rinunciando infine a raggiungere la vetta a causa di un ampio crepaccio. Nessuno, però, prima di loro aveva mai raggiunto una tale quota. Un record che rimase imbattuto per 30 anni. Da lassù, osservando le catene montuose, Humboldt vide la Terra come un unico super organismo vivente, dove tutto era connesso. Decise allora di studiare sul campo le specie viventi. Mostrando una formidabile memoria che gli faceva ricordare e collegare i particolari. Non dava troppa importanza, però, alla classificazione delle specie. A lui si riconosce il merito di avere suddiviso le specie viventi in base a «zone climatiche». Per esempio, le querce e i cespugli del Chimborazo ricordavano le foreste europee. E alcuni licheni, le specie del Circolo Polare Artico e della Lapponia. Humboldt quindi raggruppava le specie in base al luogo di ritrovamento e al clima. Rifuggiva dalla rigida tassonomia. Humboldt era inoltre convinto che lo studio della natura dovesse basarsi non solo sul rigore scientifico, ma anche sui sensi e sulle emozioni. E in questo fu precursore di Konrad Lorenz, padre dell’etologia. Ancora all’eta di sessant’anni, percorse oltre 15mila chilometri fino agli angoli più remoti della Russia. I suoi viaggi di studio divennero leggendari al punto di essere descritto dai suoi contemporanei come l'uomo più famoso del mondo dopo Napoleone. Fu un personaggio eclettico: mentre fissava meridiani e paralleli sulle nuove carte geografiche, rivedeva le leggi del magnetismo terrestre e decifrava i misteri dei calendari aztechi. Se oggi i meteorologi usano le isoterme, le linee della temperatura e della pressione atmosferica, nelle mappe climatiche, lo devono a lui. Classificò, 60 mila piante, 6300 fino ad allora sconosciute. Il sapere andava condiviso: scrisse circa 50000 lettere e ne ricevette almeno il doppio. Fu anche il primo ad avere una visione lungimirante dei cambiamenti climatici causati dall’uomo, dopo avere visto gli effetti devastanti della deforestazione ad opera degli spagnoli nella regione del Lago Valencia, in Venezuela: la terra resa arida, il livello del lago più basso e la scomparsa del sottobosco, perché le piogge torrenziali avevano trascinato via la terra sulle pendici dei monti circostanti. E fu sempre il primo a spiegare l’importanza delle foreste per la ritenzione idrica a tutela del terreno dall'erosione. Avvertì quindi che l’uomo stava interferendo sul clima e che tutto questo poteva avere un impatto imprevedibile sulle generazioni future: oggi più che mai un argomento di scottante attualità. La sua visione della natura come «forza globale», che ancora oggi influenza il nostro modo di pensare. Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti, lo teneva in grande considerazione. Charles Darwin affermò che senza di lui non si sarebbe mai imbarcato sul Beagle, né avrebbe mai scritto l’Origine delle specie. Simon Bolivar, il Libertador dell’America latina, attribuì a Humboldt la vera scoperta del Nuovo Mondo. E il poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe, disse che «trascorrere qualche giorno con Humboldt è come avere vissuto qualche anno». Lo descrisse come «una fontana dai molti zampilli». Non tollerava le ingiustizie: si schierò contro la schiavitù, con rivoluzionari vari e per la pensione a operai e minatori. I luoghi a lui dedicati? Una grande quantità di monumenti, parchi e montagne in America Latina (Sierra Humboldt in Messico, Pico Humboldt in Venezuela). In Groenlandia, Capo Humboldt e un ghiacciaio a lui dedicato. In Nord America, 4 contee, 13 città, montagne e laghi prendono il suo nome. E sulla Luna c’è pure il Mare Humboldtianum. Anche 300 specie di piante e 100 di animali prendono il suo nome. Così come una corrente marina fredda che circola al largo della coste del Cile e del Perù, la Corrente di Humboldt. Autore di numerose opere scientifiche, morì a Berlino nel 1859, mentre stava finendo di scrivere il quinto volume di «Kosmos, una descrizione fisica del mondo», forse l'opera scientifica più ambiziosa del secolo. •

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